Molestava donne e ragazzine, finisce in cella

Nove le vittime, fra cui due minorenni, che si sono fatte avanti dopo l’appello dei carabinieri. Condannato a 3 anni e otto mesi

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di Barbara Calderola

Aggredì una ragazza ai giardini di via Asiago a Oreno in pieno pomeriggio, era ai domiciliari ma ora per quelle molestie sconterà in carcere 3 anni e 8 mesi. Non furono le sole.

A carico del 51enne del Vimercatese ci sono altri episodi consumati tutti a distanza ravvicinata in una decina di giorni, a dicembre 2019.

Ora, la Corte d’Appello di Milano ha ordinato che il responsabile sia trasferito in cella e i carabinieri di Vimercate l’hanno accompagnato in via Sanquirico. Assalì 9 donne fra Monza, Concorezzo e Vimercate, due delle quali minorenni. L’uomo era stato arrestato il 19 dicembre di tre anni fa dopo l’agguato alla 26enne colta alle spalle. Erano le 16 quando individuò la vittima al parchetto del borgo ed entrò in azione. Ma la ragazza aveva reagito, si era divincolata e aveva urlato tanto da costringerlo a fuggire. Poi le parti si erano rovesciate e lei si era messa a inseguirlo, mentre chiedeva aiuto. Dopo una chiamata al 112 e l’arrivo di tre pattuglie di Vimercate l’aguzzino era stato trovato rannicchiato in un cespuglio quando era già buio.

Per l’uomo erano scattate le manette, l’accusa di violenza sessuale in flagranza. Già finito in quella occasione in carcere era stato successivamente sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari dove, da allora, è sempre rimasto.

Ma dopo l’invito via internet e con un appello tramite i giornali ad altre eventuali vittime a farsi avanti erano emerse otto testimonianze – anche di due ragazzine – di fatti avvenuti in pochi chilometri e in pochi giorni prima di Natale da attribuire con ogni probabilità al fermato.

Tutte hanno descritto nel dettaglio il 51enne e anche particolari che coincidevano e la sua posizione si era aggravata. Fondamentale per la cattura è stata la capacità della 26enne di difendersi. Una reazione che ha spiazzato lo stesso stupratore permettendone la cattura.

Fa pensare invece la scelta delle altre vittime di non denunciarlo. Una decisione che racconta quanto ancora ci sia da fare per cancellare un fenomeno che conta molto sul sommerso.

Solo quando i carabinieri hanno chiesto aiuto, intuendo che il caso di Oreno non fosse isolato, sono riuscite a rompere il muro del silenzio e a farsi avanti evitando che altre donne subissero lo stesso trauma.