L’aria peggiore si respira a Monza Legambiente lancia l’allarme

Il rapporto annuale dell’associazione è preoccupante, la concentrazione di polveri molti sottili fa paura. Primato nazionale negativo, impossibile a questi ritmi rientrare nei limiti stabiliti dall’Europa entro il 2030

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di Martino Agostoni

È in miglioramento la qualità dell’aria negli ultimi anni ma non abbastanza né per essere considerata buona e sostenibile secondo i parametri di oggi né, ancor meno, per raggiungere quelli fissati con gli obiettivi europei del 2030. E se la questione dell’inquinamento atmosferico riguarda in varia misura quasi tutte le città italiane, per Monza è un problema particolarmente grave perché, oltre a condividere con il resto dei capoluoghi del bacino padano livelli alti di smog, spicca su tutti per avere la peggiore concentrazione delle polveri molto sottili, quelle più pericolose per la salute. Monza ha il primato nazionale di concentrazione media annuale di Pm2.5 (le polveri “sottilissime”, più piccole di quelle misurate dal Pm10) con 25 microgrammi per metro cubo d’aria, unica su 85 città italiane considerate a raggiungere un livello così alto e che è anche il limite di legge per la salute pubblica. Monza risulta quindi anche la città italiana più distante dall’obiettivo di rientrare entro il 2030 nel nuovo limite di 10 microgrammi per metro cubo di concentrazione media annua fissato per il Pm2.5 negli stati europei: in 7 anni il capoluogo della Brianza dovrebbe ridurre del 60% l’attuale concentrazione media di polveri molto sottili, un traguardo che è impossibile che riesca a raggiungere seguendo l’attuale andamento di riduzione dell’inquinamento. Troppo lento il processo in corso di miglioramento della qualità dell’aria, vale per Monza come per tutte le città in cui i livelli di inquinamento sono alti, ed è la questione che viene fatta emergere dell’edizione 2023 di “Mal’Aria di città” di Legambiente che quest’anno ha come sottotitolo “Cambio di passo cercasi”. Si tratta dell’analisi svolta annualmente dall’associazione ambientalista sui livelli di inquinamento dei capoluoghi italiani e l’ultima edizione pubblicata lunedì prende in considerazione i valori dei due tipi di polveri sottili Pm10 e Pm2.5 e del biossido d’azoto NO2 rilevati nel corso del 2022 in 95 città e, quest’anno, oltre a valutarli in base ai limiti normativi attualmente in vigore, li mette in relazione anche con i prossimi target europei previsti nel 2030. E se l’aria di Monza già oggi presenta diverse criticità, nella prospettiva dell’abbassamento dei limiti normativi tra 7 anni sarebbe fuorilegge. Un’emergenza smog che quindi prosegue nonostante nel tempo Monza abbia fatto miglioramenti, riducendo mediamente di -5% all’anno le concentrazioni di inquinamento. Ma non è abbastanza: considerando i dati rilevati nel 2022 dalla centralina Arpa installata in via Machiavelli, in città ci sono stati 58 giorni di livelli di Pm10 oltre il limite di 50 microgrammi per metro cubo rispetto ai 35 giorni l’anno di sforamenti consentiti dalla legge, mentre la media annuale è stata di 33 microgrammi per metro cubo (rispetto al valore limite di 40). I dati sul Pm2.5 hanno dato i risultati più preoccupanti e la “maglia nera” al capoluogo brianzolo, mentre rispetto ai rilievi sul biossido d’azoto nessuna città italiana presenta valori oltre l’attuale limite normativo di 40 microgrammi per metro cubo di concentrazione media annua, ma il 61% sforerebbe la soglia fissata per il 2030 di 20 microgrammi per metro cubo tra cui Monza che nel 2022 ha avuto una concentrazione media di NO2 31 microgrammi per metro cubo e sta in classifica tra le 10 peggiori città italiane. "Per rendere le nostre città più vivibili e sostenibili - dice Legambiente - serve un cambio di passo e una maggiore attenzione da parte di governo e amministrazioni locali. Ecco le nostre proposte: zone a zero emissioni, città 30 km all’ora, potenziamento del trasporto pubblico, elettrificazione bus e sharing mobility".