La Villa Reale? Un’aula di studio

Dalla Cina al Sud America, 70 universitari alla reggia per apprendere tecniche di conservazione e rilievo

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di Marco Galvani

Il “paesaggio” a capriate del sottotetto nel Corpo Centrale, maestoso esempio di tecnologia di carpenteria del Piermarini, i “ricami” delle pareti, le pregiate pavimentazioni. La Villa Reale è una ricca antologia delle capacità costruttive e ingegneristiche delle maestranze lombarde del Diciottesimo secolo. Per questo è studiata da tutto il mondo. E proprio in questi giorni oltre 70 studenti provenienti da tutto il mondo stanno analizzando la struttura della reggia nell’ambito del corso di Restauro architettonico del Politecnico di Milano. Si tratta di un’opportunità unica perché possono scoprire le tecniche costruttive antiche e riconoscere il valore dell’autenticità della materia plasmata dal tempo, fragile ma preziosa e ricca di conoscenza.

Come è stato fatto dai professionisti che si sono occupati dello storico restauro del Corpo Centrale e del Belvedere, tra ispezioni visive, videoendoscopie e indagini con il georadar utili a “fotografare” la geometria degli elementi in muratura, delle volte, dei solai e della copertura, delle scale, la tipologia delle fondazioni e la localizzazione delle eventuali nicchie, cavità, aperture richiuse, canne fumarie. Gli universitari coinvolti arrivano da Cina, India, Sud America, Turchia, Lituania, Russia, Serbia, Francia, Svezia, Austria, ed Egitto. Oltre ad alcuni italiani che studieranno in inglese per meglio inserirsi in un contesto internazionale.

L’esercitazione (nella foto) riguarda un corso integrato di Conservazione e di Tecniche avanzate di rilievo: come si formula un progetto di restauro, basato sulla conoscenza di materiali e tecniche costruttive storiche, la comprensione dei problemi di degrado e di dissesto e delle conseguenti tecniche di intervento, i metodi specifici per dare agli edifici antichi agibilità e accessibilità a fronte delle attuali e future esigenze. Il tutto in funzione di una valorizzazione che richiede una specifica riflessione e la consapevolezza del contesto territoriale in cui ci si muove. Per fare tutto questo gli studenti utilizzano moderni strumenti e metodi digitali, dalle nuvole di punti ottenute con il laser scanner alle tecniche di rappresentazione funzionali alle diverse fasi del processo. "L’osservazione diretta ha uno straordinario valore didattico – spiega Rossella Moioli, professoressa del Politecnico – e la diversità degli sguardi degli allievi moltiplica i percorsi di riconoscimento dei valori".