GABRIELE BASSANI
Cronaca

La rabbia e il dolore. A tre anni dall’agguato. Limbiate chiede giustizia per il suo ambasciatore

Nel giorno dell’uccisione di Luca Attanasio la Brianza si è raccolta attorno alla famiglia. Tanti i sindaci presenti alla commemorazione, poi la mostra, la messa e i messaggi.

La rabbia e il dolore. A tre anni dall’agguato. Limbiate chiede giustizia per il suo ambasciatore

La rabbia e il dolore. A tre anni dall’agguato. Limbiate chiede giustizia per il suo ambasciatore

Piove come non pioveva da troppi giorni davanti alla tomba di Luca Attanasio, ma va bene così. Anche perché don Valerio Brambilla, nel momento di raccoglimento in cui si ricordavano i tre anni dall’uccisione in Congo dell’ambasciatore, ha ripetuto la parabola del chicco di grano che muore nella terra per dare frutto nel raccolto. Se non ci fosse la pioggia non potrebbe dare frutto.

Ma ieri pomeriggio nel cimitero maggiore di Limbiate, insieme alla pioggia c’erano anche tante persone che l’hanno sfidata per tornare a rendere omaggio a un uomo speciale. In prima fila, accanto al papà Salvatore, alla mamma Alida e alla sorella Marina, c’erano diverse fasce tricolori, a cominciare da quella del sindaco di Limbiate, Antonio Romeo, affiancato dai colleghi Gianpiero Bocca (Cesano Maderno), Filippo Vergani (Varedo), Nilde Moretti (Solaro), Roberto Crippa (Ceriano Laghetto). Con loro anche la presidente del Consiglio comunale di Milano, Elena Buscemi, il presidente della Provincia di Monza e Brianza, Luca Santambrogio, l’assessore regionale Gianluca Comazzi, il consigliere regionale Pierfrancesco Majorino. Poi tanti amici, tanta gente comune, insieme a forze dell’ordine e associazioni. In città si chiede verità e giustizia. C’è chi ha dipinto questo appello sulla saracinesca del proprio negozio, come il fotografo Michelangelo Salerno, che insieme a tanti limbiatesi non si arrende all’idea che l’uccisione di un ambasciatore italiano e di un carabiniere in una Paese straniero possa essere derubricato come tragica fatalità.Quello al cimitero era il primo degli appuntamenti in calendario per ricordare l’ambasciatore, come la mostra allestita in Villa Mella, o i messaggi letti dei messaggi letti sul sagrato della chiesa di San Giorgio con lancio di palloncini, prima della celebrazione presieduta dal cardinale Francesco Coccopalmerio.

Il giorno prima, davanti alla Villa Medolago, c’è stata la consegna simbolica del cantiere che trasformerà l’antico e nobile edificio già intitolato “Villa Attanasio“ in un luogo di incontro, divulgazione e cultura, a disposizione di tutti ma in particolar modo dei giovani, per onorare al meglio la memoria di Luca Attanasio. Davanti alla tomba che ricorda l’ambasciatore d’Italia ucciso in Congo, don Valerio ha letto la parte conclusiva di una lettera che Luca scrisse a se stesso, durante un ritiro d’Avvento nell’anno 2000, intitolata “Il cristiano si sente“.

"Vivi facendo del bene, sacrificando la tua comodità per gli altri? No? E allora sei un chiacchierone". "Ama, perché tutto ciò che fai per puro amore, con cuore, disinteressato, è sicuramente giusto. Ama, senza riserve, dando il meglio di te". Questi alcuni passaggi particolarmente toccanti di quanto Luca scrisse a 23 anni, e che avrebbe poi messo concretamente in pratica nella sua vita straordinaria.

Al termine del momento di preghiera, concluso dalle note del “Silenzio“, il papà di Luca, Salvatore, parlando a braccio, si è rivolto direttamente al figlio: "Caro Luca, la tanta gente che c’è qui oggi è testimonianza di quanti ti hanno voluto e ti vogliono ancora bene. Sei il seme di grano ricordato nel Vangelo, un seme che continua a germogliare e a dare frutti. Grazie per tutto quelle hai fatto, per tutto quello che ci hai donato, non ti dimenticheremo mai".