La musica del lockdown: un brano per ogni stanza

È la genesi di “Home“, l’album registrato in casa da Giuseppe Mendola. Sullo sfondo il salotto, il soggiorno, la camera da letto, la cucina e pure il bagno

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di Marco Galvani

In testa aveva l’idea di registrare un paio di pezzi. Poi, però, il lockdown ha chiuso tutto. Sale di incisione comprese. Il suo mondo si è ristretto alle dimensioni di casa. Lì dove "c’è un’atmosfera più rilassata, hai tempo tuo per mettere a posto un po’ di cose, ripensarle".

E così Giuseppe Mendola, origini siciliane e brianzolo d’adozione "per amore e per lavoro", operatore sociale, ha ripreso in mano idee e progetti sospesi, frasi scritte su un quadernetto. Una pagina dietro l’altra sono venute fuori sei testi per sei canzoni. Girovagando per le stanze di casa. Un brano (almeno) per ogni stanza: il salotto, il soggiorno, la camera da letto, la cucina e pure il bagno. Il risultato è un album – “Home. Animale selvatico d’appartamento“ – tutto fatto in casa. "Una chitarra acustica comprata per l’occasione a 200 euro, una scheda audio trovata su Amazon, il mio whisky preferito, scorzette d’arancia siciliana avvolte nel cioccolato e tanto lavoro", racconta Giuseppe. Consapevole che "sì, senza dubbio avrei potuto investire più soldi e cura per la registrazione", ma il prodotto sarebbe stato meno vero e sincero.

Tutto quello che è stato registrato è autentico, sentito, profondo e intimo: "Abbiamo lasciato apposta il rumore di fondo, i respiri, il battito delle labbra, le voci dei bambini dei vicini che entravano dalle finestre e gli scricchiolii delle sedie". L’obiettivo è di "far sentire l’ascoltatore seduto su una delle mie poltrone con una birra in mano e con i piedi appoggiati sul tavolino".

Una sincerità che ritrovi nello stile di un cantautore cresciuto con la musica del mondo, ma che senti pure nei testi. A cominciare da “Patria e Dottrina“, figlio della quarantena: "L’ho scritta in pochissimi minuti e per me è stata un po’ come il tasto del reset che mi ha portato a scoprire le cose essenziali - spiega Giuseppe -. La mia patria e la mia dottrina sono la mia compagna, la mia bimba e la mia casa". Sei pezzi inediti. E poi una cover, “Cento giorni“ di Caterina Caselli: "A luglio ero in macchina con la mia famiglia, stavamo andando al mare, quando la radio ha trasmesso quel pezzo che alla mia compagna non piace affatto. Mi ha lanciato quasi una sfida e allora ho deciso che ne avrei fatto una mia versione", ricorda. Ne è nato un pezzo nuovo, più intimo. Nello stile dell’intero progetto, un disco sussurrato. Da (ri)ascoltare per poter cogliere ogni volta una sfumatura differente. Per ora, però, soltanto in cuffia. Niente musica dal vivo. Ancora. E allora "avrò il tempo per lavorare a un nuovo disco. Stavolta molto più suonato".