L’esercito delle badanti, un corso per curare

In quattordici hanno preso il patentino dell’Enaip dopo lezioni anche a domicilio durante il lockdown: soprattutto donne e straniere. .

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di Antonio Caccamo

Donne, straniere e italiane, in cerca di indipendenza e, in molti casi, di un lavoro utile a rimpolpare il magro bilancio familiare. Ora hanno il patentino di badante che le può aiutare. Conseguito grazie aun corso di “assistente familiare” organizzato dall’Enaip di Vimercate. Hanno imparato a curare a domicilio malati, anziani e disabili. L’elenco degli allievi, persone dai 34 ai 52 anni di età, è uno spaccato di mondo. C’è chi è arrivato dal Burundi, chi dal Marocco, dalla Costa d’Avorio, dall’Ecuador e dal Perù per cominciare una nuova vita in Brianza o alle porte di Milano. L’altro giorno nella sede della scuola Enaip di via Dozio, l’ex oratorio femminile della città brianzola, dopo tre mesi di lezioni a distanza per via del confinamento, hanno sostenuto gli esami orali e ritirato l’attestato, con i loro insegnanti, tra cui Marisa Destefani, infermiera caposala a Milano, che li guardavano più emozionati di loro. Non lo metteranno nel cassetto come un pezzo di carta qualunque perché è un sogno che si realizza. Sperano le aiuti a trovare un’occupazione oppure di proseguire nella formazione con un corso di secondo livello o come ausiliario e operatore socio-sanitario. Tra i 14 studenti c’è anche un uomo. Renè Lercher, 49 anni: "Lavoravo come cuoco per una società di street food, ma problemi di salute mi hanno costretto a lasciarlo. Ora spero di riuscire a rioccuparmi come assistente domiciliare". Anche lui è tra i 10 corsisti seguiti dal Centro di ascolto della Caritas di Vimercate. "Abbiamo pagato loro il 50% dell’iscrizione - dice la responsabile Pinuccia Ornaghi -. Abbiamo selezionato un gruppo di persone, tra le tante che seguiamo. È una buona opportunità di lavoro, per alcuni anche un’occasione di emancipazione e riscatto sociale".

Zhora Monsoury è originaria del Marocco. A Vimercate è arrivata 21 anni fa: "Ora ne ho 46 e ho 3 figli abbastanza grandi da permettermi di pensare a una mia attività fuori dalla famiglia - dice -. Mi piace occuparmi degli altri, soprattutto delle persone anziane. In Marocco avevo preso il diploma che in Italia non mi è servito. Vorrei andare avanti negli studi per diventare sempre più brava nell’assistenza". Cristina Taiocchi, 52 anni, bergamasca, anche lei sposata e con figli, ha lavorato per 15 anni con i disabili. "Volevo arricchire la mia preparazione e ho avuto modo di iscrivermi a questo corso in pieno lockdown. L’obiettivo ora è di trovare uno sbocco professionale".

Come Paola Villa, che di anni ne ha 50: "Io lavoro con mio fratello ma mi è venuta una gran voglia di dedicarmi alle persone anziane dopo avere assistito i miei genitori. Il mio progetto è di assistere domicilio i malati terminali. Credo farò un nuovo corso sulle cure palliative". Mireille Barihuta 34 anni invece è nata in Burundi. Suo marito è un rifugiato politico. Ora sperano di mettere radici a Vimercate con l’aiuto della Caritas e l’attestato Enaip.