In cella per un post: offesa all’Islam

Una giovane italo-marocchina è stata condannata a 3 anni. Nata a Vimercate, era a Marrakech per le vacanze

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di Barbara Calderola

Pensava di passare le vacanze a Marrakech, nella città di cui i suoi genitori sono originari, ma per una ragazza di 23 anni, cittadina italiana e nata a Vimercate, si sono aperte le porte di una cella del regno del Marocco. Condannata con una sentenza lampo per avere "offeso pubblicamente l’Islam". Tre anni e mezzo di carcere e una multa. Lei, studentessa universitaria a Marsiglia, doppio passaporto, era partita in aereo per l’estate. Destinazione, la casa di famiglia. Probabilmente non ricordava nemmeno più quel post su Facebook, nel quale due anni fa aveva criticato apertamente un passo del Corano, la Sura 108, battezzata “Al Kawtar“, l’abbondanza, che prescrive gli atti rituali da compiere per un buon credente."Esegui l’orazione del tuo Signore e sacrifica", recita il Corano. E lei aveva definito questo il "versetto del whiskey". Senza aggiungere altro. Qualcuno, forse fra coloro che la conoscono, ha visto, ha letto e ha segnalato alle autorità. Che anche dopo due anni hanno tenuto conto della denuncia e ne erano perfettamente informati quando la giovane si è presentata alla dogana dell’aeroporto internazionale di Rabat lo scorso 20 giugno.

Alla polizia la studentessa di giurisprudenza non ha presentato i documenti italiani. Gli agenti l’hanno quindi identificata, fermata come cittadina marocchina, quindi musulmana, e l’hanno trasferita a Marrakech, a casa dei genitori, dove è rimasta una settimana in attesa della prima udienza del processo. Un dibattimento rapidissimo, durato poche ore, il 28 giugno si è chiuso con la condanna al carcere, 3 anni 6 mesi, su un massimo previsto di 5, per ‘vilipendio alla religione, aggravato dalla diffusione sui social, e a un’ammenda dell’equivalente di 4.800 euro. Questo, un mese prima della Festa del Sacrificio, il precetto che era accusata di avere offeso, e che pensava di passare proprio nel Paese d’origine. Quello della giovane, nata nel 1998 e rimasta in Brianza per due anni, perché allora qui i genitori si erano stabiliti, è ora diventato uno spinoso caso politico internazionale sul tavolo dell’ambasciatore italiano a Rabat, Armando Barucco. "Stiamo seguendo la vicenda, che si presenta molto delicata", ha detto il diplomatico, senza aggiungere altro. La famiglia della ragazza, intanto, è in contatto con la struttura consolare onoraria di Marrakech, per cercare informazioni su di lei.Il padre che era rimasto in Francia l’ha raggiunta ieri. All’avvocato che ha potuto farle visita in carcere ha negato di avere scritto quel messaggio, lo avrebbe ricevuto da suoi contatti e riportato su Facebook.