MARCO GALVANI
Cronaca

Il “pittore“ con il flessibile. La tela di Mathieu impallinata e i quadri incisi sugli schermi: "Gioco coi Led e creo stupore"

Matteo Mandelli, l’artista autodidatta che dipinge in equilibrio tra fisico e digitale. In questi giorni è ospite negli Emirati Arabi all’evento con le più prestigiose gallerie al mondo.

Il “pittore“ con il flessibile. La tela di Mathieu impallinata e i quadri incisi sugli schermi: "Gioco coi Led e creo stupore"

Il “pittore“ con il flessibile. La tela di Mathieu impallinata e i quadri incisi sugli schermi: "Gioco coi Led e creo stupore"

Il suo primo incontro con l’arte è stato nel salotto di casa. Con un pregiato quadro di Mathieu. "Avrò avuto cinque, sei anni, stavo giocando con alcuni amici e con una pistola a pallini ho colpito la tela. C’erano quei 5 buchini e mio padre non è stato molto contento". Matteo Mandelli ci ripensa con un sorriso velato, ma già sapeva che l’arte avrebbe fatto parte della sua vita. Che sarebbe stata la sua vita. E non soltanto perché è cresciuto in una famiglia di collezionisti. Anche perché "di studi artistici non ne ho fatti. Anzi, dopo la scuola, per dieci anni ho lavorato nell’attività di famiglia", vivendo, però, quel periodo "tra alti e bassi". Ed è stato in uno dei momenti bassi che ha deciso di dare ascolto a "quella voce dentro che mi diceva di fare altro". Di cambiare mestiere. E assecondare la sua passione. Il suo istinto artistico. "Ho deciso di fare l’artista a titolo di risarcimento per il danno al Mathieu", ci scherza su. "La mia prima galleria è stato il box di casa – racconta Mandelli –. All’inizio dipingevo sugli specchi perché davano la possibilità all’osservatore di entrare nell’opera e di viverla da dentro. Beh, sì, potremmo dire che era uno dei primi esperimenti di realtà aumentata".

E col tempo Matteo Mandelli è diventato YOU, performer pionieristico all’incrocio tra arte analogica e fisica in una dimensione cosiddetta “Phygital“. Ispirato dall’estetica degli anni Ottanta e dai temi spazialisti, il suo lavoro spazia da Milano a Roma, da Lugano a Londra fino all’Estonia. Le sue performance ridefiniscono la creatività, trasformando gli schermi in tele con una precisione non convenzionale. L’arte di Mandelli è un viaggio attraverso epoche e culture, mostrando l’essenza dell’esistenza umana: "Ho viaggiato tanto, questa è stata la mia scuola". Che lo ha portato, da un anno e mezzo, alla serie “The Contact“:

attraverso l’uso di un flessibile da taglio, incide gli strati superficiali dello schermo, svelando la luce a LED al suo interno. "Utilizzo tutto materiale di scarto, ma funzionante – racconta l’artista –. Lavoro sempre con lo schermo acceso, con il flessibile decido la profondità, la lunghezza e la larghezza dell’incisione, creo un alone decidendo quanta luce far uscire. Appenna tocco i cristalli, loro si muovono, continuamente. È in questo modo che creo lo stupore". In continua evoluzione: "Ogni giorno accendo il tuo “quadro“ e ritrovi un’opera sempre diversa". Elogio alla libertà creativa. Tanto che in questi giorni Mandelli è negli Emirati Arabi, invitato con la galleria Holy di Carnate all’Art Dubai Digital, evento che è diventato una “celebrazione della creatività umana“ con artisti da tutto il mondo.

Matteo Mandelli taglierà dal vivo uno schermo Cinello, azienda di arte digitale con cui l’artista collabora e che sarà protagonista anche con una selezione di ritratti femminili. E il prossimo passo è un nuovo lavoro che alza l’asticella, "una “tela“ di dodici schermi tutti collegati insieme. Sempre schermi riciclati, per ridare vita a qualcosa che, magari, sarebbe stata buttata e avrebbe inquinato". Mentre richiederà più tempo il progetto di un “igloo“, "una casa di schermi che andrà a interagire con il suo abitante".