I ragazzi tornano in piazza "Per la scuola e il mondo"

Centinaia di studenti hanno partecipato ieri allo sciopero globale per il clima. Un corteo pacifico e colorato si è snodato dal Mosè Bianchi a piazza Trento

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di Cristina Bertolini

"Vieni giù, vieni giù, manifesta pure tu".

Questo uno degli slogan degli oltre 200 studenti delle scuole monzesi che ieri hanno partecipato allo sciopero globale per il clima che si è snodato in un lungo corteo a partire dal piazzale antistante l’istituto Mosè Bianchi fino a piazza Trento e Trieste. Un corteo pacifico e colorato che non ha creato problemi all’ordine pubblico. Con i giovani, anche Legambiente, Fiab Monza in bici, Banca etica e No Pedemontana.

Per prima cosa i ragazzi hanno voluto sensibilizzare i loro coetanei, girando attorno al complesso di scuole Frisi, Hensemberger, Mosè Bianchi e chiedendo di unirsi a loro per dare voce al dissenso contro un sistema educativo che non si interessa del loro benessere e non fornisce gli strumenti necessari per dire no all’ingiustizia sociale e climatica.

Hanno puntato il dito contro le strutture scolastiche obsolete, che cadono a pezzi e si degradano davanti ad occhi indifferenti di chi dovrebbe tutelare gli studenti: i controlli delle aule e delle tubature sono inesistenti o troppo poco frequenti, denunciano i ragazzi.

"Troviamo così poca realtà in quello che facciamo a scuola – dicono i ragazzi – perché docenti e presidi ignorano le problematiche del nostro mondo, avendo come obiettivo quello di sfornare lavoratori idonei al sistema economico capitalista, lo stesso sistema che il mondo lo ha distrutto".

I ragazzi hanno fatto riferimento alle situazioni di pericolo che a volte si trovano durante l’alternanza scuola-lavoro.

"Noi siamo tenuti a fare le ore di formazione alla sicurezza – osservano i ragazzi – ma da parte degli adulti quale garanzia abbiamo? Solo la settimana scorsa a Venezia abbiamo avuto l’ennesima prova di quanto questa forma di orientamento sia pericolosa e mal gestita. Ci chiediamo se sia possibile a 18 anni rimanere schiacciati da una lastra di metallo e perdere la vita per completare le ore che ci vengono imposte".

E poi richieste di professori preparati, appassionati e attenti al presente che trasmettano gli strumenti per comprendere la realtà; lezioni di educazione ambientale che sappiano dare gli strumenti per cambiare il sistema di produzione e consumo che sia uno strumento contro l’inganno del “greenwashing“.

Il dibattito ha diviso i ragazzi tra coloro che incitavano a scendere e chi era in classe che dalla finestra salutava divertito o consigliava di andare a studiare. "Per molti, noi dovremmo essere in classe, perché la scuola è il punto di partenza per costruire il nostro futuro e quello del mondo – rispondono i manifestanti – ma come potremmo farlo in queste condizioni e con queste modalità? Se davvero la scuola prepara i cittadini della futura società, ci chiediamo perché non si investe abbastanza nelle scuole? Vogliamo una scuola a misura della nostra diversità, dove non esistano ostacoli per persone fragili o con altre abilità e tanto meno discriminazioni d’ogni genere".