Diritti del tacco a spillo: non se ne parla abbastanza

I femminicidi richiedono riflessioni e verità necessarie, anche se fanno male. È un fenomeno triste e doloroso che va estirpato

Diritti del tacco a spillo: non se ne parla abbastanza

Diritti del tacco a spillo: non se ne parla abbastanza

Gelosia, possesso, incapacità di accettare una separazione o perché “la amavo troppo”. Queste sono le ragioni inaccettabili riguardo i femminicidi che ancora si sentono nel 2023. Solo in questo anno in Italia sono state 118 le vittime.

Ben 88 di queste sono avvenute in ambito familiare o affettivo. Nel 50% dei casi i delitti sono stati provocati dal marito o dal compagno, per il 15% da ex partner, mentre dai figli per il 13%. Il decesso è stato causato nel 32% dei casi per accoltellamento, per il 27% con arma da fuoco e nel 9% dei casi tramite percosse. Si tratta solo di alcuni dei vari metodi utilizzati dagli uomini per uccidere la donna. Il 30% delle ragazze, a livello globale, vengono maltrattate all’interno delle mura domestiche.

Molte donne sono vittime di stalking perché il partner è eccessivamente possessivo: gli uomini le seguono nei luoghi che frequentano, sequestrano loro il telefono e le isolano da tutti i contatti. Le conseguenze di questi comportamenti sono sia fisiche che psicologiche. Il 42% delle vittime ha riportato ferite permanenti e lesioni, anche invisibili. Il silenzio non serve, sarebbe come rassegnarsi alla morte e lasciare la via libera ai femminicidi. Dobbiamo fare rumore, urlare e dare una nuova voce a chi non ce l’ha più, perché la rabbia e i movimenti sono un modo di vivere per tutte le vittime. L’istituto Treccani ha scelto proprio “femminicidio” come parola dell’anno 2023. Non solo per riflettere, ma anche per promuovere un dibattito costruttivo, intorno a un tema che è soprattutto culturale: la violenza di genere.

Questo termine è stato inserito nel vocabolario italiano nel 2001, ma è nel 2012 che compare per la prima volta sui giornali ed entra ufficialmente a far parte, purtroppo sempre di più, del linguaggio comune. Per difendere le ragazze bisogna dialogare con le comunità, affinché questa aggressività sia estirpata in maniera efficace una volta per sempre. Ci sono molte frasi che cercano di cambiare il mondo, scritte a mano su fogli o alla televisione durante le manifestazioni. Il 25 novembre 2023 ne è stata organizzata una a Roma e sono state oltre 500.000 le persone scese nelle piazze.

Dal femminicidio di Giulia Cecchettin gira sui social una frase ormai molto utilizzata, anche nelle lotte contro la violenza patriarcale: “Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima”. Sono gli ultimi due versi che concludono l’incisiva poesia scritta nel 2011 da Cristina Torres Cáceres, attivista peruviana.

E mentre mettiamo il punto a questa frase, arriva la notizia della morte di una donna ad Agropoli di 43 anni: purtroppo l’ennesimo femminicidio, a cui sappiamo già, senza avere la sfera di cristallo, che ne seguiranno altri. Bisogna cambiare la mentalità degli uomini e, lo sappiamo bene, ciò non avviene dall’oggi al domani.