Covid: anziani in corsia, il dramma di dover scegliere

La terapia intensiva scoppia e i medici sono costretti a intervenire in base al tetto di cura di ciascun malato. "Equilibrio delicato"

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di Marco Galvani

Da marzo sono sulla linea del fronte. La tregua armata dell’estate gli ha lasciato giusto il tempo di tirare il fiato. Non di dimenticare le storie di sofferenza che accompagnano i pazienti Covid. I medici e gli infermieri del San Gerardo sono allo stremo. Ma non smettono mai di curare e accudire i loro pazienti: 326 quelli ricoverati di cui 38 in terapia intensiva.

Nonostante anche loro debbano fare i conti con il virus: tra Monza e l’ospedale di Desio sono in 380 a casa perché positivi. Oggi la Brianza è la zona rossa. I pazienti continuano ad arrivare in ospedale. Sono quelli più gravi. Anche se, fa il punto il direttore generale dell’Asst di Monza, Mario Alparone, "rispetto a qualche giorno fa la situazione è migliorata - circa 70 ricoverati in meno - grazie soprattutto all’intervento della centrale di coordinamento regionale che ha aumentato in maniera significativa i trasferimenti verso altri ospedali della Lombardia e questo ha consentito di ridurre la pressione sul nostro pronto soccorso e di liberare alcuni posti letto". Una boccata d’ossigeno. Anche davanti al dolore dei famigliari dei pazienti che ti toglie il respiro. Anche davanti alle lacrime di un figlio che non vuole sentirsi dire "suo padre non risponde alle cure, ma non possiamo portarlo in terapia intensiva perché non abbiamo posti". "So bene che i medici, gli anestesisti e gli infermieri stanno facendo tutto il possibile per salvarlo, ma non capisco perché hanno negato la possibilità di farlo passare dal casco C-pap all’intubazione - lo sfogo pensando al padre ottantenne -. A me interessa soltanto il miracolo, mi devasta il pensiero di non poter fare di più. È disumano". Ma è lo stesso, devastante, "strazio che viviamo anche noi", confessa un medico in prima linea: "Tu vorresti fermare tutto il mondo, ma poi devi per forza fare delle scelte". Decisioni che non sono affatto legate all’età dei pazienti: "Ormai sappiamo qual è il quadro clinico di ogni singolo paziente, non conta l’età, a fare la differenza è il raggiungimento o meno del tetto di cura". Ogni paziente ha il suo. Un limite oltre il quale qualsiasi altro trattamento non porterebbe alcun beneficio, alcun miglioramento: "È in quel momento che scegli. E quando non ci sono altre cure possibili per una determinata persona, prendi la decisione di adottare una terapia almeno per alleggerire la sofferenza. Lo fai davanti a un ottantenne così come a un paziente di 40 anni".

"Non siamo nelle condizioni di dover decidere chi deve vivere o meno - conferma il direttore generale - ma devo rilevare che, ancorché la situazione sia migliorata rispetto a 4 giorni fa, l’equilibrio interno rimane però delicato perché, in assenza di una riduzione degli ingressi di pazienti malati, tuttora dipendiamo da trasferimenti di pazienti verso altre strutture". Per quanto riguarda gli organici, Mario Alparone non ha mai nascosto la realtà. Anzi, sta facendo di tutto per ricevere rinforzi dal personale sanitario dell’Esercito (che potrebbe arrivare già nelle prossime ore). Tuttavia, "la nostra provincia sta vivendo un momento di grandissima ed eccezionale difficoltà e registra un tasso di positività del 24% che si riflette ovviamente anche sui nostri dipendenti per via dei contatti che hanno nell’ambiente nel quale vivono - chiarisce -. Va però notato che ad oggi, grazie a una enorme attività di prevenzione e sicurezza aziendale, abbiamo effettuato 7.155 tamponi (contro i 4mila circa della fase 1) con solo l’8% di operatori contagiati. A questa enorme attività di contact tracing ospedaliera abbiamo affiancato un innalzamento delle misure di protezione individuale, in aggiunta alla normativa nazionale e proprio per la particolare situazione della Brianza, che consiste nella decisione di far adottare a tutti i dipendenti che svolgono attività sanitaria mascherine con livello di protezione elevata. Questi semplici dati fanno capire che i circa 380 operatori assenti in questo momento per positività sono comunque pochi se rapportati alla situazione di diffusione del virus nella popolazione della nostra provincia e della regione. Ricordo, infine, che stiamo profondendo enormi sforzi nel reclutamento di personale per fronteggiare la crisi e ad oggi abbiamo assunto circa 200 operatori".