Crisi Ucraina, quelle profonde divisioni in Europa dietro l'unanimità di facciata

I Paesi dell'Est spingono per un'adesione rapida di Kiev alla Ue. L'ennesima forzatura di chi non sempre rispetta i valori fondanti dell'Unione

I leader europei a Versailles

I leader europei a Versailles

Bruxelles (Belgio) – L’Europa prova a muoversi compatta nella crisi internazionale scatenata dall’invasione russa dell’Ucraina. E in buona parte ci riesce, dal sostegno economico-militare a Kiev alle sanzioni contro Mosca, dall’unanime condanna alle azioni di Putin all’assistenza ai profughi.

Al vertice Ue di Versailles emergono però anche differenze in seno ai 27, differenze che ripropongono la storica frattura fra la ‘vecchia’ e la ‘nuova’ Europa. I Paesi dell’Est, i baltici in particolare, hanno infatti fino caldeggiato fino all’ultimo una “fast track” per l’ingresso dell’Ucraina dell’Unione europea, cercando di bypassare tutte le procedure che loro stessi hanno dovuto affrontare, a partire dal rispetto di quei “criteri di Copenaghen” che prendono in considerazione democrazia, stabilità delle istituzioni, rispetto dei diritti fondamentali e tutti quei valori fondativi e irrinunciabili dell’Unione.

Una forzatura stoppata dai Paesi fondatori, con i pasdaran Olanda e Lussemburgo in prima linea, che già avevano concesso la richiesta alla Commissione europea di valutare in tempi record lo status dell’Ucraina come possibile il Paese candidato. Un iter che solitamente richiede mesi e che in questo caso è stato affrontato nell’arco di una settimana.

La differenza di vedute tra le cancellerie occidentali e quelle uscite dal Patto di Varsavia è una costante all’interno dell’Unione. Se oggi passa in secondo piano, offuscata dall’unanime sostegno a Kiev e condanna di Mosca, resta tuttavia un nodo gordiano che rischia seriamente di compromettere quel cambio di passo nell’azione comunitaria tanto auspicato a Versailles.

Dalla gestione dei migranti di fronte alle tragedie nel Mediterraneo ai diritti civili, segnatamente in tema di aborto e omofobia, sono infatti numerosi gli episodi in cui i Paesi dell’Est hanno assunto posizioni difficilmente conciliabili con i valori fondanti dell’Unione. E non più tardi dello scorso ottobre c’era stato un durissimo scontro istituzionale tra la commissione Ue e la Polonia, dopo che Varsavia aveva varato una riforma della giustizia considerata non conforme allo stato di diritto. La stessa Varsavia che, un paio di giorni fa, ha rischiato di far pericolosamente degenerare la situazione offrendo i suoi Mig all’Ucraina attraverso una base Nato.