Covid Inghilterra, l'indice Rt torna a calare. "Merito della terza dose booster"

Nel paese a seguito di un picco di infezioni è stata avviata una massiccia campagna di terzo richiamo che pare stia dando dei frutti

Covid a Londra

Covid a Londra

Londra, 5 novembre 2021 - Torna a calare dopo lungo tempo l'indice Rt (il rapportio fra tamponi effettuati e numero di nuovi contagi) in Inghilterra. Una buona notizia, al momento nel paese che fra i primi ha avviato le vaccinazione e, sempre fra i primi, aveva tolto ogni restrizione. Decisioni in seguito alle quali, dopo un'estate abbastanza tranquilla, il numero dei cotagi era tornato a salire a livelli da prima e seconda ondata, ma senza avere le riperscussioni sui ricoveri e le terapie intensive delle prime due ondate.

Torna infatti a calare 'indice d'infezione Rt da Covid in Inghilterra, la maggiore nazione del Regno Unito. Il dato diffuso oggi passa da 1,1-1,3 a una forchetta fra 0,9 (di nuovo sotto la soglia d'allerta 1) e 1,1. Su questo abbassamento della curva dei contagi - impennatisi a circa 40.000 al giorno nelle ultime settimane, con un rimbalzo autunnale che ha preceduto quello di altri Paesi europei - pesa, secondo gli esperti, l'accelerazione delle terze dosi del vaccino (booster): offerte nel Regno già a tutti gli over 50 e somministrate ora a oltre 9 milioni di persone, senza introduzione o ripristino di alcuna restrizione significativa.

Inghilterra che è anche il primo paese ad aver approvato l'utilizzo della pillola anti- Covid. "Il Regno Unito diventa il primo Paese al mondo ad aver approvato un antivirale contro il  Covid-19 che può essere assunto a casa». Così Sajid Javid, ministro della Sanità del governo di Boris Johnson, nel primo commento a caldo alla formalizzazione del via libera dell'agenzia britannica del farmaco (Mhra) - dato oggi in anticipo su tutti - all'uso della 'pillola anti Covid' molnupiravir realizzata dal colosso farmaceutico americano Merck. Si tratta di una medicina destinata a 'cambiare le cose per i pazienti più vulnerabili e immunodepressi, ai quali questo trattamento rivoluzionario potrà essere prescritto presto", ha dichiarato Javid.

Il governo della Gran Bretagna, dove dall'inizio della pandemia si sono contati circa 140.000 morti e dove i contagi alimentati dalla variante Delta hanno ripreso a viaggiare nelle ultime settimane a circa 40.000 al giorno, seppure con un impatto molto meno grave su decessi e ricoveri rispetto alle ondate pre-vaccini della pandemia, si è finora assicurato 250.000 confezioni di molnupiravir, contro le 50.000 di un Paese europeo di più o meno pari grandezza come la Francia. Uno strumento ritenuto fondamentale a Londra per contribuire - assieme alle vaccinazioni, in particolare alle terze dosi booster già in via di somministrazione sull'isola a tutti gli over 50, ai vulnerabili e al personale sanitario o dei servizi sociali - per provare a contenere l'effetto del rimbalzo stagionale dei contagi sulle ospedalizzazioni senza ripristinare il grosso delle restrizioni: revocate in Inghilterra (mascherina obbligatoria inclusa) fin dal 19 luglio con un vasto consenso popolare e di opinione pubblica.

Secondo le indicazione settimanali differite elaborate dall'Office for National Statistics (Ons), che peraltro si fermano al 30 ottobre, la stima del totale delle persone contagiate dal Covid durante l'ultima settimana di ottobre in Inghilterra risulta in ogni modo stabile a una persona ogni 50 abitanti, senza variazioni rispetto ai sette giorni precedenti. Mentre in Galles il dato permane pure fermo, ma con una percentuale maggiore di casi stimati, uno ogni 40 abitanti; e in Scozia (dove il picco negativo era stato toccato a settembre con un contagio ogni 45 persone, sulla scia della riapertura anticipata delle scuole scozzesi) la tendenza è ora al calo, da uno ogni 75 persone a uno ogni 80. L'unica nazione del Regno in cui si rileva un aumento è l'Irlanda del Nord, che passa da un contagio stimato ogni 75 abitanti a uno ogni 65. Fra le fasce di età, tuttavia, i contagi risultavano al 30 ottobre ancora in crescita in particolare nella fascia di età dei bambini e dei giovani che frequentano le scuole e le università, fra i 12 e i 24 anni: seppure in stragrande maggioranza, nel loro caso, con infezioni asintomatiche o comunque non gravi.