
Massimo Moratti
Milano, 10 novembre 2016 - C’è agitazione negli uffici della Saras. La notizia da noi anticipata ieri secondo cui l’ex patron Massimo Moratti e il socio Marco Tronchetti Provera sarebbero pronti a riprendersi importanti quote societarie (magari cominciando dal 31% di Thohir) per arrivare in poco tempo alla maggioranza delle azioni, ha creato un po’ di trambusto. Lo stesso Ernesto Pellegrini, che proprio all’amico Massimo lasciò poltrona e proprietà, ha preferito non commentare per «non turbare il lavoro dei cinesi», anche perché, si sussurra, potrebbe essere lui stesso coinvolto in parte nel progetto studiato proprio dove il «re del catering» ha la residenza estiva. L’idea, neppure troppo folle, di rimettere le mani sul club nerazzurro, è nata infatti lo scorso fine maggio a Portofino, prima che si concretizzasse il passaggio dell’Inter ai cinesi di Suning (grazie alla mediazione di Pirelli). Fu allora che i fratelli Moratti si confrontarono, anche perché bisognava decidere sulla sorte delle quote ancora in possesso di Massimo. Cedere, rilanciare o intervenire in maniera clamorosa con un nuovo piano? GianMarco disse la sua, consigliando il fratello: «Massimo, visto come si son messe le cose è meglio che lasci definitivamente. Poi, più avanti, quando tutto sarà più chiaro vedrai cosa fare».
La risposta di Massimo non fu troppo convinta: «Amo troppo questa squadra, per me è davvero difficile. Però hai ragione, ora mi faccio da parte, poi vedremo». Così Suning si prese l’Inter, a Thohir restò il 31% con Moratti alla finestra. Con un’idea fissa. Che quasi lo tormentava: riprendersil’Inter ed avere una carica operativa, non solo esterna. Perchè il ruolo di «consigliere» dei cinesi gli andava strettissimo nonostante Zhang Jindong più volte gli avesse chiesto di essere vicino alla nuova gestione come garante e consulente del nuovo corso. Thohir venderà le sue quote entro i prossimi mesi, Moratti potrebbe prenderne inizialmente una parte minima (anche il 10%), almeno per tornare ad essere presidente vero avendo al suo fianco Tronchetti Provera. Sarebbe questa la prima mossa, in attesa di trovare un paio di soci (possibilmente italiani) e della riquotazione in Borsa della Pirelli. Una scalata graduale e neppure semplicissima. Anche perché, come detto, all’interno della famiglia non tutti sono d’accordo sulla bontà del progetto. A cominciare dal fratello Gian Marco, che già in estate aveva invitatoMassimo alla cautela.
E poi ci sono i numeri dell’azienda di famiglia: il cda di Saras ha approvato i conti dei primi nove mesi dell’anno con un utile di 116,6 milioni di euro, in calo del 61% rispetto ai 296,8 milioni dello stesso periodo del 2015. I ricavi si attestano a 4,75 miliardi in diminuzione del 29%. Gli investimenti nei primi nove mesi del 2016 sono stati pari a 94 milioni e principalmente dedicati al segmento Raffinazione (85,7 milioni). La Posizione Finanziaria Netta al 30 settembre 2016 è risultata positiva e pari a 215 milioni, in miglioramento rispetto alla posizione già positiva per 162 milioni al 31 dicembre 2015. «Non vi è dubbio che Saras è in posizione privilegiata per cogliere appieno le nuove opportunità da essa eventualmente derivanti - le parole del presidente Gian Marco Moratti -. Per me è motivo di grande orgoglio veder premiata la lungimiranza della strategia industriale che il nostro Gruppo ha attuato, in maniera coerente e costante, attraverso i decenni». Nessun attacco di nostalgia, però: basta capitali della Saras per l’Inter, si è già speso tanto. Ecco perché il fratello Massimo ha ben altre strategie in mente.