Inter, telenovela Zhang: perché il presidente nerazzurro non torna in Italia?

Fra sentenze di tribunali, conti in rosso e il debito con Oaktree, si rischia di rovinare la festa scudetto.

Steven Zhang alla finale di Coppa Italia dello scorso anno

Steven Zhang alla finale di Coppa Italia dello scorso anno

Se fino a qualche giorno fa la domanda senza risposta nell’ambiente interista era “Dov’è Zhang?” nelle ultime ore c’è un nuovo quesito che mette in apprensione il popolo nerazzurro e non solo: “Cosa rischia Zhang?” Questo perché la misteriosa telenovela sul presidente della squadra sempre più vicina alla conquista della Seconda Stella si va ad ingarbugliare con un’altra puntata, per certi aspetti inquietante. Proprio nei giorni in cui si sussurra che il numero uno del club di viale della Liberazione stia cercando di rifinanziare il debito con Oaktree, poche ore fa la Corte d’Appello di Milano dà ragione ha dato ragione suoi “creditori“ (che avevano intentato la causa nell’aprile del 2023) e stabilito che la decisione della Corte Suprema di Hong Kong vale anche nel nostro Paese. Di fatto la sentenza di Hong Kong che costringe Zhang a versare più di 320 milioni a China Construction Bank ha effetto anche in Italia motivo per cui l’istituto di credito asiatico, dopo aver visto il suo ricorso accolto dal tribunale meneghino, potrà provare ad aggredire eventuali beni del presidente anche nei nostri confini. Detto che l’Inter, come fanno sapere fonti interne al club, risulta essere completamente estranea alla vicenda, la ricostruzione dei fatti fa capire quanto delicata sia la situazione. La banca aveva ottenuto dal Tribunale di prima istanza della Corte suprema dell’ex protettorato britannico con sentenza passata in giudicato nel settembre 2022 un provvedimento che obbligava Steven Zhang a restituire 255 milioni di dollari, più interessi per 2,6 milioni fino al 2 agosto 2021 e poi interessi annui pari al 13% sui 255 milioni di cui sopra dal 3 agosto 2021 fino alla data del pagamento (circa 30 milioni annui). Soldi che però – secondo quanto stabilito dal giudice di Hong Kong, con il pronunciamento passato in giudicato lo scorso 16 settembre 2022 – Zhang non avrebbe mai reso.

Il pronunciamento La Corte d’appello di Milano, nel pronunciarsi a favore della China Construction Bank, ha prima di tutto stabilito la propria competenza territoriale a decidere, in base “al ruolo e dalla carica” di Zhang, presidente dell’Inter. I giudici milanesi, riferendosi al massimo ruolo di Zhang nel Cda nerazzurro, precisa: «Tale circostanza, che ovviamente implica la proprietà delle relative quote societarie, appare sufficiente per ritenere correttamente radicata avanti a questa autorità giudiziaria l’azione». I giudici meneghini, rafforzando il valore del verdetto di Hong Kong, hanno ritenuto “sussistenti i requisiti per il riconoscimento in della sentenza pronunciata dal Tribunale di Prima Istanza della Corte Suprema della Regione Amministrativa Speciale” non accogliendo la tesi degli avvocati di Zhang, che nella loro difesa avevano puntato su presunte «macroscopiche anomalie” della sentenza straniera, come si legge nelle cinque pagine della sentenza, «contestandone la logicità e conformità a diritto».

La sentenza Nella sentenza, depositata lo scorso 12 marzo, la Corte d’Appello milanese precisa che la China Construction Bank, non avrebbe «indicato né quali beni del resistente intende aggredire, né ove, in ipotesi, detti beni si trovino». Non ci sono tracce, dunque, di eventuali richiesta di pignoramento delle azioni dell’Inter, di cui la famiglia Zhang è proprietaria indirettamente, tramite una società lussemburghese, e che sono peraltro in pegno al fondo americano Oaktree, a garanzia di un prestito di 275 milioni più interessi che scadrà il prossimo maggio. L’istituto di credito ha pure avviato nei confronti dello stesso Zhang un procedimento collegato, presso il Tribunale di Milano. In quella sede la banca, sempre in nome della sentenza di Hong Kong, chiede all’Inter di riconoscere al presidente nerazzurro uno stipendio, di modo da poterglielo poi pignorare. Ma ad oggi Zhang, non percepisce alcun emolumento da parte del club. Anzi, gli sarebbe intestata solo un’auto noleggiata in Svizzera. La prossima udienza è fissata per il 10 aprile. Non è escluso che in quella data possa arrivare la sentenza.

Chi l’ha visto Tutto ciò, aggiunto ai problemi e ai silenzi degli ultimi dodici mesi da parte dell’azionista di maggioranza, alimenta le incertezze e le ipotesi più drastiche riguardanti il futuro societario dell’Inter proprio nell’immediata vigilia di quella che dovrebbe essere una festa sportiva, ovvero la vittoria dello scudetto e la celebrazione della Seconda Stella. Scaramanzia a parte ci sono pochi dubbi sul fatto che l’Inter possa cucirsi sul petto il tricolore, resta solo da capire quando. In società tutto è pronto anche se il padrone di casa ormai non si vede in Italia dal giugno del 2023. Tanto, troppo tempo è passato. Una stranezza non di poco conto per il presidente del club che ha sfiorato la vittoria della Champions League lo scorso anno e che sta per raggiungere, da remoto, un traguardo storico. Con voci incontrollabili sui motivi della prolungata assenza del giovane presidente Zhang ormai comunica con i suoi più stretti collaboratori solo in chat, non si è visto al derby d’Italia e neppure negli ottavi di Champions League. E certamente mancherà alla stracittadina del 22 aprile. Di più: potrebbe non essere più il proprietario dell’Inter da maggio 2024. Perciò in queste settimane continua a lavorare dalla Cina per tentare di trovare una soluzione e sistemare conti allarmanti. La cifra che però rischia di mettere spalle al muro l’attuale proprietà è quella relativa al prestito triennale contratto nel 2021, concesso da Oaktree per una cifra totale di 275 milioni di euro. Il fondo statunitense ha ricevuto in pegno le azioni dell’Inter e se Zhang non dovesse pagare, di fatto perderebbe il club. Per questo motivo è in corso da settimane una trattativa estenuante, al fine di raggiungere un accordo con l’unica soluzione praticabile ma che rischierebbe solo di allungare l’agonia: posticipare la data del saldo, ovvero almeno un anno extra di tempo (ma anche due) rispetto a quanto pattuito. Zhang vuole essere rifinanziato, è evidente, ma chi oggi gli desse credito non può ignorare le sentenze precedenti e quella di poche ore fa, e il rischio che l’Inter possa far parte dei beni “potenzialmente“ pignorabili.

I conti Infatti Oaktree non sembra convinto, anche se al fondo potrebbe essere garantito da Zhang un tasso d’interesse rialzato, che passerebbe dall’attuale 12% al 16%. Oltre al saldo immediato degli interessi alla scadenza (100 milioni circa). Ma per concedere un altro anno dovrebbero esserci sul tavolo ben più di qualche promessa e prospetto. Ciò perché i bilanci non mentono e, per quanto il “rosso“ dei vicecampioni d’Europa sia stato ridotto in ogni stagione, a giugno 2023 si è registrata comunque una perdita di 85,5 milioni di euro. Ecco perché per l’azionista di maggioranza mantenere l’Inter è un’impresa ardua. Vero, lo scenario può ancora cambiare (mancano due mesi alla scadenza del prestito erogato), ma bisogna smuovere la resistenza del fondo americano. Del resto Oaktree non aveva nei piani quello di rilevare il club, ma nelle ultime settimane si starebbe attrezzando per affrontare una situazione di questo tipo. E poi da parte del fondo sta prevalendo il timore che con questo tipo di gestione il valore si possa abbassare, complicando ulteriormente le possibilità di individuare un investitore disposto a pagare l’Inter per la cifra richiesta. C’è un’altra strada che Zhang sta disperatamente cercando di percorrere: trovare nuovi soci. Per questo motivo da tempo ha dato mandato a Goldman Sachs e Raine Group di individuare due fondi, almeno, disposti a saldare il debito. Di fatto un finanziamento datato chiuso con uno nuovo, ottenendo in cambio qualche anno per tornare a respirare e rimettere in piedi l’azienda. Ma operazioni di tal spessore richiedono tempo, molte settimane se non mesi. E di tempo ne è rimasto pochissimo. Risposte concrete, ed una possibile svolta, sono attese nel mese di aprile. Oaktree avrebbe voluto chiudere la questione entro metà marzo ma ha accordato un prolungamento di qualche settimana. Difficile immaginare oggi la festa scudetto dell’Inter. Oaktree potrebbe prendere il controllo societario, preservando la posizione di Beppe Marotta che ha da poco rinnovato fino al 2027. L’uomo della provvidenza Marotta, unica vera garanzia di un’Inter oggi “orfana“ del suo Presidente.

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