
Radja Nainggolan
Milano, 29 gennaio 2019 - Come all'andata, peggio che all’andata. Sassuolo e Torino fanno da criptonite a una squadra che tutto sembra, tranne che un gruppo di supereroi. Nella prima e seconda giornata di campionato l’Inter fece un punto, contro i granata alMeazza, dopo aver perso all’esordio in A nella tana dei neroverdi. Aveva segnato, però, due volte, fornendo un’ottima prestazione nel primo tempo contro Mazzarri. Un girone più tardi, stessi punti ma non un gol e occasioni create con il contagocce. Più che un campanello è un allarme che suona, costante, come ogni annata da troppo tempo a questa parte. La cura Spalletti, iniziata un anno e mezzo fa, non sta riuscendo a portare quel passo ulteriore di crescita che dopo il ritorno in Champions auspicavano in Corso Vittorio Emanuele. C’è più di una ragione, parte di queste sono legate alla finestra invernale dei trasferimenti, altre no. Non tutte potrebbero avere soluzione rapida, ma a Spalletti serve un cambio di rotta immediato per sperare di non uscire giovedì dalla Coppa Italia contro una Lazio che domenica ha dimostrato di essere un avversario molto complicato da affrontare.
Il simbolo dei mal di pancia nerazzurri, ma oggi non si trova chi sia disposto a spendere i 35-40 milioni che l’Inter chiede. L’Arsenal si è spinto fino al prestito con diritto di riscatto. Se cambierà la formula in «obbligo», l’affare si farà e i nerazzurri potranno lanciarsi su Rodrigo De Paul. Ma come possa un giocatore vicecampione del mondo e spesso decisivo nel gioco e negli schemi dell’Inter decidere di andarsene nel momento meno opportuno è impossibile da capire
Altro giocatore che vorrebbe partire, sintomo che il malessere nello spogliatoio è diffuso. Tra l’altro Candreva e Perisic hanno ruoli simili e proprio sulle ali l’Inter aveva costruito tante fortune recenti. Ieri ci ha provato il Parma, ma l’ingaggio da 1,3 milioni non è sostenibile per gli emiliani. L’esterno italiano potrebbe partire solo nel caso in cui l’Inter dovesse trovare un accordo con il Dalian Yifang per uno scambio con Ferreira Carrasco.
Fuori dai temi del mercato, l’Inter resta una squadra con un gioco offensivo prevedibile, spento, orfano delle «vampate» del vero Nainggolan e di recente anche del killer instinct di Icardi. Troppo pochi i 31 gol in serie A, l’Inter non ne segna due nella stessa gara in campionato da Roma-Inter 2-2 del 2 dicembre. Proprio Nainggolan alla fine è identificato come il simbolo di scelte di mercato che non hanno ripagato: e Spalletti che ne è stato l’ispiratore, ora ne paga le conseguenze i termini di credibilità.
Quale modulo? Nella gara contro il Torino, causa indisponibilità di vario tipo, Spalletti ha schierato la difesa a tre che non si vedeva dalla sfida di andata contro i granata. Il tecnico affronterà presumibilmente gli stessi guai anche contro la Lazio giovedì, in una sfida da dentro o fuori in Coppa Italia. All’Olimpico Grande Torino le risposte sono state quasi del tutto negative. La presenza di due attaccanti centrali senza giocatori in grado di rifornirli ha mandato in cortocircuito il sistema offensivo nerazzurro.
Al di là delle mancanze del tecnico, i giocatori (molti sono gli stessi degli anni passati) non possono essere esenti da colpe, così come chi li ha scelti. Troppi elementi peccano di personalità: non è un caso che ciclicamente la squadra cada in una crisi profonda. Ma come si può pensare che un gruppo con molti giocatori nel pieno della propria maturazione, con esperienza internazionale da vendere e con contratti importanti, manchi così vistosamente di personalità?