Will, quante emozioni a Sanremo: "E adesso sono pronto a presentare il mio album"

Il cantante incontra oggi i fan milanesi alle 15.30 alla Mondadori di piazza Duomo

Will

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Milano - Will è il primo dei protagonisti del 73° Festival della Canzone Italiana ad incontrare i fan milanesi. L’appuntamento è oggi alle 15.30, alla Mondadori di piazza Duomo, per parlare della 'Stupido' presentata all’Ariston, ma pure del nuovo album 'Manchester' che William Busetti, come si chiama all’anagrafe, presenta questa settimana pure a Roma, Bologna e Torino. "Il mio Sanremo finisce solo domenica prossima da Mara Venier a 'Domenica In' scherza Will(iam), 23 anni, col pensiero ad un’agenda d’impegni in cui spicca pure il concerto del 3 maggio ai Magazzini Generali.

Soddisfatto della sua settimana sanremese?

"Alla fine, sì. Anche perché ho vissuto l’esperienza abbastanza serenamente, nonostante qualche momento di down abbastanza fisiologico in un gran frullatore come quello di una manifestazione capace di farti vivere in sei giorni le esperienze di cinque anni".

Ne accadono di ogni tipo.

"A me è successo di essere scambiato per Olly e per Tananai. Così, per non deludere i fan caduti in errore, ho firmato gli autografi coi nomi loro. Pratica che alla fine mi ha divertito molto".

Il Festival in due momenti?

"Esordire all’Ariston aprendo la seconda serata è stato un privilegio speciale, così come quello di poter duettare ‘Cinque giorni’ con Michele Zarrillo la sera delle cover. Un incontro preparato a lungo che sono felice la gente abbia apprezzato".

Com’è andata?

"Per un ragazzino come me scendere dal palco e abbracciare un grande della canzone come Zarrillo, scoprendo che fra i due il più emozionato era lui, è stata una sorpresa incredibile. Sui social c’è chi ha criticato la scelta della canzone, ma penso che quel pezzo abbia rappresentato una bella scoperta per tanti miei coetanei che magari non la conoscevano".

Incontri emozionanti?

"Il giorno del green carpet, condividere lo stesso van di Giorgia che nel corso del tragitto albergo-Ariston mi improvvisa una seduta psicanalitica tranquillizzante. Oppure Lazza che mi abbraccia dietro le quinte. O, ancora, Biagio Antonacci che durante la cena viene a conoscermi regalandomi pure un consiglio d’oro: quello di non dimenticare mai d’ascoltare".

Sinceramente, meglio il suo 26° posto o il 28°?

"Per certi versi sarebbe stato forse meglio l’ultimo, perché è quello che ti tira fuori dal coro. Vedi Tananai lo scorso anno. Certo, la gente ha votato i cantanti in base alla loro popolarità e quindi noi giovani ci siamo dovuti accontentare degli ultimi posti. L’importante, però, era fare l’esperienza e arrivare a più gente possibile".

Quella delle promesse assieme ai big è, dunque, una formula da rivedere?

"Trovo giusta la scelta di abolire la doppia sfida. Anche se 6 ‘promesse’ in gara sono, forse, troppe. All’interno di un cast stellare come quello del Festival, infatti, un conto è trovare tre volti poco noti, un altro trovarne sei. Anche se, alla fine, per tutti noi ‘emergenti’ il Festival è stato un gran bel regalo".

In questi incontri coi fan, oltre a “Stupido”, che brani di “Manchester” interpreta?

"Tengo molto a ‘Luce’ per le sue connotazi oni autobiografiche, ma anche a ‘J (voglia di vivere)’ e ‘Non siamo soli’. Parte della mia famiglia è di Manchester e quindi un po’ di cultura anglosassone l’ho sempre respirata. Fa parte di me, del mio modo di vivere e concepire pure la musica, soprattutto per quanto riguarda influenze e sonorità".

 

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