Mimmo Locasciulli, una vita da medico e da artista / FOTO

Il cantautore ospite della nostra redazione ha parlato del nuovo album di inediti e della sua autobiografia

Mimmo Locasciulli nella redazione de Il Giorno

Mimmo Locasciulli nella redazione de Il Giorno

Milano, 27 novembre 2018 - «La mia vita è quella del medico, il resto è privilegio». Parola di Mimmo Locasciulli, in redazione lunedì 27 novembre per raccontarsi tra passato e presente addentrandosi tra i come e i perché di “Cenere”, suo primo album di inediti da nove anni a questa parte. «C’è voluto molto tempo perché arrivasse la chiamata del pianoforte, ma poi il disco è nato velocemente», spiega il musicista-chirurgo (e dietologo), 69 anni.

«Questo perché lo sforzo compositivo e l’introspezione profonda del predecessore “Idra”, nato sullo stimolo di un concerto a Lampedusa assieme a Lucio Dalla e Luca Carboni, avevano finito col mettermi un po’ in crisi con me stesso, togliendomi l’urgenza di scrivere nuove canzoni. È vero che nel 2016, in “Piccoli cambiamenti”, avevo riletto alcune mie vecchie canzoni assieme ad amici come De Gregori, Ligabue, Britti, Ruggeri, Frankie Hi-NRG, ma quello è stato solo una festa di compleanno, il regalo dei miei quarant’anni di carriera». 

Il video della stessa “Cenere” è interpretato da una sua vecchia amicizia, Alessandro Haber.

«Già, muove le mani nel vuoto e sembra dirigere il nulla. In realtà dirige il tempo che passa. Ci siamo trovati nel ’92 o ’93. Alessandro non aveva mai cantato in pubblico e così l’invitai a farlo ad un mio concerto romano al laghetto dell’Eur, ma la sua interpretazione da orco spaccò il pubblico tra chi l’osannava e chi l’avrebbe preso volentieri a scarpate. Qualche tempo dopo feci ascoltare a De Gregori la registrazione di quella serata. Disse: mamma mia questo quanto canta male, ma ha una voce bellissima. Gli spiegai che era Haber, che volevo produrgli un disco, e che sarebbe stato bello avere un suo pezzo dal titolo evocativo tipo “La valigia dell’attore”. Dopo tre giorni Francesco si ripresentò col capolavoro che tutti conosciamo e Alessandro l’incise in “Haberrante”». 

In “Cenere”, oltre alla tromba di Fabrizio Bosso e alla voce di Awa Ly, ci sono pure le penne di Enrico Ruggeri, di Pacifico.

«Con Ruggeri c’è una familiarità ormai quasi quarantennale, siamo molto diversi ma abbiamo anche molti punti in comune, a cominciare dall’approccio con la musica, la discrezione, se vuoi pure la difesa della lingua italiana. Quando nell’85 facemmo l’esperienza di “Confusi in un playback” qualcuno parlò di strana coppia, ma in realtà siamo una coppia che si compenetra. Entrambi, poi, abbiamo radici abruzzesi.

E Pacifico?

«Pacifico, invece, è una new entry fra le mie amicizie, scrive bene, vive a Parigi come mio figlio Matteo (coproduttore e coarrangiatore dell’album - ndr), e quando mi sono ritrovato tra le mani un pezzo alla Mink DeVille come “Amnesia di un momento” ho pensato che sarebbe stato, forse, la persona più adatta ad entrare in quel clima». 

Qualche mese ha mandato in libreria “Come una macchina volante”.

«Non è un romanzo e non è un’autobiografia, mi piace piuttosto considerarlo un tracciato attraverso la mia giovinezza, fatto da quegli episodi, quei percorsi, quegli incontri, che hanno influenzato e determinato i miei programmi di vita. Tutto fino al 1975, anno in cui mi sono laureato, mi sono sposato, sono stato assunto in ospedale e ho inciso il mio primo disco raggiungendo così i quattro obiettivi che m’ero prefissato nella vita. Prefazione e postfazione di due miei amici: Enrico Ruggeri e Walter Veltroni».

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