Dente: e pensare che volevo fare il grafico...a Milano

L’artista presenta il suo nuovo album e si racconta: dalla provincia alla metropoli lombarda, dai primi dischi ai concerti

Il disco ominimo di Dente da oggi sul mercato

Il disco ominimo di Dente da oggi sul mercato

Milano, 28 febbraio 2020 - La musica al tempo del coronavirus. Non è facile parlare di te mentre la gente ha tutt’altro per la testa. Dente lo sa bene e non dispera, convinto che il nuovo album, intitolato semplicemente “Dente”, saprà rimetterlo comunque in carreggiata dopo le curve affrontate sbandando un po’ dal predecessore “Canzoni per metà”. "La pubblicazione di questo disco è incappata in un momento abbastanza disastroso", dice il cantautore fidentino trapiantato a Milano. "Purtroppo non sono il solo artista a dovermi confrontare con l’emergenza e quindi mal comune mezzo gaudio, anche se di gaudio ce n’è davvero poco. Ma credo che dovremmo unirci tutti contro il mal comune" spiega lui, classe 1976, all’anagrafe Giuseppe Peveri. Dopo aver dovuto rimandare l’instore tour, quando comincerà a “battere” il territorio? "Le canzoni sono immuni ai virus e così le ascolto in streaming. Vorrei ricordare a tutti che pure di questi tempi non è proibito uscire per andarsi a comprare un disco. Tuttavia il tour comincia il 13 marzo alla Latteria Molloy di Brescia e, al momento, è confermatissimo". “Canzoni per metà” l’aveva fatto tutto da solo. "Già, mentre registravo quel disco però pensavo a questo. Chiudendo dieci anni di cammino, infatti, “Canzoni per metà” è stato realizzato con lo spirito, le sonorità (e l’autarchia), dei miei primi album. Un progetto un po’ matto, fatto di canzoni brevi, a volte senza ritornello, atipiche. Qui, invece, volevo fare esattamente il contrario, limitandomi a cantare i miei pezzi, ma lasciando la musica agli altri". Dovendo scegliere un brano da cui srotolare la storia di questo album, su cosa punterebbe? "Trovo l’iniziale “Anche se non voglio” un biglietto da visita molto forte". Lei arrivò a Milano con l’intenzione di fare il grafico… "I casi della vita. Sul finire del corso di grafica ricevetti la telefonata di un amico che, ricordandosi dei miei trascorsi di chitarrista (nei Quic e nei La Spina - nda), aveva bisogno di un “artista” per un concorso al circolo Arci di Fidenza. Era il terzo-quarto concerto della mia vita. In sala c’erano però quelli dell’etichetta bergamasca Jestrai che mi chiesero di fare un album. Ne avevo da parte addirittura due e, capito che non sarei mai diventato un grafico di talento, decisi di cambiare strada". Cosa l’ha spinta a lasciare la provincia per venire a vivere in città? "Penso che la vita vada cambiata. Così, quando ho mollato il posto fisso di magazziniere nella mia città per provare a fare il grafico, non ho avuto rimpianti". Ce l’ha un’aspirazione? "Vorrei provare a scrivere un romanzo ".

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