Intervista ai Coma_Cose: "Che brivido Sanremo, ora un album psicanalitico"

Il duo e l’Ariston: dobbiamo lavorare sulle capacità competitive, ma il nostro pezzo è tra i più passati in radio

I Coma_Cose (foto Mattia Guolo): coppia artistica e nella vita

I Coma_Cose (foto Mattia Guolo): coppia artistica e nella vita

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Milano - Se mi guardi, mi bruci… Ci sono treni che nella vita passano una volta sola e i Coma_Cose il loro non se lo sono lasciato sfuggire. Planati a Sanremo per lasciare un segno, Fausto Zanardelli e Francesca “California” Mesiano sono rientrati a Milano domenica con la certezza di esserci riusciti. A Sanremo sorpresi da… "Strana la sensazione di spendere l’intera giornata passando dalla nostra camera d’hotel al palco e da lì ancora alla camera a fare interviste". Com’è stata la prima esecuzione di “Fiamme negli occhi” all’Ariston? "Puoi esserti preparato a quel momento quanto vuoi, ma nell’istante in cui entri in scena sapendo che quella non è più una prova e che dietro la telecamera ci sono milioni di persone in attesa di ascoltarti un brivido lungo la schiena lo senti. Poi l’assenza del pubblico col suo calore ha reso la cosa ancora più strana, mettendoci addosso quasi la sensazione di recitare in un film". Ma l’ansia della gara l’avete sentita o no? "Il giusto. Volevamo innanzitutto portare sul quel palco la nostra storia e quindi la prima preoccupazione è stata quella di rappresentarci al meglio. La sensazione di aver partecipato ad una competizione l’abbiamo percepita l’altra sera al momento di congedarci dal nostro staff, come l’atleta che chiude la borsa saluta allenatore, massaggiatore, ed esce dallo stadio". E il risultato? "Il 20° posto dice che sulle nostre capacità competitive dobbiamo ancora lavorare, fare esperienza, capire certe dinamiche, ma quel che conta è che oggi ‘Fiamme negli occhi’ sia uno dei pezzi più passati in radio". Decimi per la giuria demoscopica, tredicesimi per quella della stampa, dodicesimi per il televoto, ma ultimi per quella dell’orchestra la sera delle cover. Cosa è successo? "Probabilmente la canzone (‘Il mio canto libero' - ndr) non era adatta. Nel nostro mondo Battisti ha sempre contato molto, ma magari non siamo ancora abbastanza legittimati per proporlo al pubblico di casa. Forse sarebbe stato meglio puntare su una canzone di più semplice". In tv il vostro gioco di sguardi ha funzionato bene. California: "Non conoscendo ancora bene il mezzo, abbiamo puntato sulla semplicità, accompagnando col corpo il senso del testo. E poi il fatto di essere una coppia vera ha reso tutto molto naturale. Ci guardiamo così, pure quando mangiamo il gelato al bar". Il passo più importante è fatto. Il 16 aprile arriva l’album. "Con le sue 6 tracce ‘Nostralgia’ per noi è un libro, un racconto, un concetto, un’installazione sonora cresciuta in un anno molto anomalo per tutti noi in cui ci siamo guardati dentro per provare a psicanalizzarci, e siamo felici di poterlo proporre ad un pubblico sicuramente più ampio rispetto a quello che ci seguiva prima". Il complimento a cui tenete di più? "Siete ancora gli stessi di quando, quattro anni fa, vi esibivate nei locali da venti persone".  

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