
Cesano Boscone, Bennet verso la chiusura
Lettera aperta dei lavoratori del supermercato Bennet e del centro commerciale Porte di Milano, in cui esprimono preoccupazione per il proprio futuro. "A distanza di dieci anni dallo sciopero che scongiurò la chiusura dell’allora Auchan di Cesano - si legge nella lettera -, ci ritroviamo a vivere un nuovo, drammatico capitolo. Il punto vendita Bennet, subentrato appena cinque anni fa, ha annunciato la chiusura definitiva entro il 31 maggio. Una decisione che lascia 50 lavoratori del supermercato e altri 100 addetti degli esercizi commerciali del centro commerciale in una condizione di profonda incertezza, senza un vero confronto, senza una trattativa, senza una spiegazione chiara".
Secondo i dipendenti, molti dei contratti "hanno ricevuto lettere di trasferimento verso sedi lontane come San Martino Siccomario e Pieve Fissiraga. Spostamenti che, per chi ha già difficoltà a conciliare lavoro e vita privata, rappresentano un costo economico e umano insostenibile". "Il supermercato non è solo un luogo di lavoro: è stato un presidio sociale, un punto di riferimento per la comunità, un luogo di incontro - proseguono i lavoratori -. La sua chiusura è una perdita occupazionale e un colpo al tessuto sociale del territorio. Dov’è la responsabilità sociale dell’impresa? Perché non si è cercato un accordo con la proprietà? Perché si sceglie la strada più facile, quella dello smantellamento, invece di investire nel futuro?".
A oggi, infatti, né la proprietà dell’immobile né i gestori dei punti vendita hanno espresso convinzioni e azioni concrete per il futuro e per continuare a garantire i posti di lavoro ai dipendenti. "Chiediamo un immediato incontro tra azienda, proprietà, istituzioni locali, regionali, nazionali e rappresentanze sindacali. Soluzioni di ricollocamento sostenibili, che tengano conto delle reali condizioni di vita dei lavoratori. Trasparenza e rispetto, perché dietro ogni divisa ci sono persone, famiglie, storie".
I dipendenti, infine, chiedono "alle istituzioni di fare il massimo sforzo possibile affinché si possa scongiurare il peggio. Il lavoro non è una merce da spostare a piacimento. È dignità, è futuro, è comunità. Noi non ci arrendiamo. E chiediamo che nessuno lo faccia al nostro posto".