
Ludovica Medaglia
Milano, 11 settembre 2016 - A qualche ora dal momento di salire sul palco del teatro La Fenice di Venezia, ancora non ci credeva del tutto: "È che da mesi avevo escluso la possibilità di vincere..." Ludovica Medaglia, premiata ieri sera nel finale del 54 esimo Campiello, ha vinto la 21esima sezione Giovani, riservata a esordienti tra i 15 e i 22 anni. Lei ne ha 17, era la più piccola nella cinquina di finaliste, tutte ragazze. Ludovica è milanese, studia al liceo classico Beccaria, ha un telefonino che ieri s’è imballato per i messaggi degli amici. Un telefonino "coi tasti", cioè non smartphone; negli attimi più concitati dopo l’annuncio della vittoria l’ha affidato alla mamma. E basterebbe questo particolare a far schiattare d’invidia genitrici di adolescenti nel raggio di chilometri, senza aggiungere che la ragazza ha tutti dieci in pagella (l’abbiamo appreso dalla scuola) eppure è il tipo che, parlando del pianoforte che studia da sei anni alla Scuola Civica, dice: "Non sono proprio bravissima. Ho una grande passione, non un vero talento...". Le piacciono anche "i romanzi storici, arrampicarmi sugli alberi, parlare latino", mitraglia nella clip che ha dovuto girare per il canale youtube del Campiello. Ludovica parla velocemente come fanno le persone timide con la testa che trabocca d’idee. Originali e sorprendenti, come il racconto "Wanderer", "Viandante", che, scrive la Giuria dei Letterati, "scorre letteralmente sulle note della musica schubertiana. La sensibilità musicale dell’autrice, la sua capacità di descrivere i brani facendo ricorso a un ampio ventaglio di sfumature, dona un racconto di squisita fattura, che si distingue nel peraltro ottimo e sorprendente livello delle finaliste, nel suo graduare ritmi e tonalità non solo musicali, ma anche psicologiche". La storia comincia con un anziano pianista in disgrazia che passa il tempo scrivendosi da solo i necrologi. È il secondo racconto che Ludovica scrive in vita sua, e ha vinto il Campiello.
Quindi c’è questo pianista che ha rinunciato alla carriera per amore... "Beh, in realtà ha rinunciato per invidia".
Come? "Amava una pianista, lei aveva quella perfezione che a lui mancava. Lei vince un concorso importante e lui, che non è abituato a perdere, si chiude in se stesso, cambia il suo modo di suonare: da estroso diventa perfezionista, si snatura e così perde l’amore per la musica, e la lascia, per anni".
E scrive i propri necrologi... "Un modo per essere al centro dell’attenzione, perché è solo. Si identifica nel suo pianoforte, che dopo cinquant’anni è lì abbandonato, scordato... Finché non chiama un’insegnante del Conservatorio... Il finale è aperto. Una mia amica ha dato un’interpretazione che non avevo nemmeno immaginato, ma mi piace molto".
Poi ti piace scrivere, arrampicarti sugli alberi... "Mi sono anche rotta il menisco, scendendo da un albero. Per questo ho scritto il racconto, ero ferma a letto... No, sto scherzando. La verità è che non è stato facile per niente, non sono esattamente una scrittrice. È una delle prime volte che mi metto alla prova".
Però scrivi sul giornale del Beccaria, L’Urlo. "Sì, da tre anni: non so come ho cominciato, è bello. Però è un’attività molto diversa. La scrittura del racconto è più problematica, molto impegnativa. Se l’ho intrapresa lo devo prima di tutto a mia madre, Ruth Schönfeld, che è una giornalista: fin da piccolissima mi leggeva, tanto e di tutto, per ore. Così mi ha trasmesso l’amore per la lettura e per la letteratura. E poi devo ringraziare le professoresse Silvana Trussardi ed Elena D’Incerti, le mie insegnanti d’Italiano al biennio e al triennio del Beccaria, che mi hanno esortata. Al secondo anno ho partecipato a un concorso legato all’Expo, e ho scritto il mio primo racconto. Il secondo è questo".
Come ti è venuto in mente di partecipare al Campiello? "Un po’ per caso: le finaliste erano venute a parlare a scuola, la prof ha detto “Chi vuole provi”, e io ci ho provato. Se l’ho fatto devo ringraziare anche i miei compagni della futura quarta A, che mi hanno sempre sostenuta".
Adesso ricomincia la scuola, continuerai a studiare il pianoforte... "Pensavo che in futuro mi piacerebbe fare l’esame da privatista al Conservatorio. Ma quest’anno non so se riuscirò a suonare due ore e mezza al giorno, come l’anno scorso: sarà impegnativo perché sto valutando se provare a dare la maturità in anticipo. Per ora è solo un’idea. Sarebbe bello avere un anno in più, diciamo nella vita, da spendere come voglio. Però non so se ci riesco".
Nella clip dicevi che tuo fratello minore ha un’idea precisa per il suo futuro; tu no, ma confidi di averla a breve. "Beh lui ha 12 anni, e nel frattempo ha già cambiato idea. Io sto decidendo se all’università voglio fare Matematica o Filologia classica. Strade un po’ diverse vero?"
A diciassette anni molti incontrano libri che li segneranno per tutta la vita. Tu? "Se devo citarne uno importante, che mi ha colpito tantissimo, diciamo da non riuscire ad alzarsi dalla sedia, è “Il nome della rosa” di Umberto Eco. Adesso sto leggendo "Anna Karenina". Ma non l’ho ancora finito".