"La rivincita di mio nonno Nedo dopo il lager: il suo era un canto di libertà"

Il ricordo della nipote Nannerel, oggi ricercatrice alla Statale: così alle medie scoprii la sua storia

Nedo Fiano, sopravvissuto ad Auschwitz, padre del deputato Emanuele

Nedo Fiano, sopravvissuto ad Auschwitz, padre del deputato Emanuele

Milano, 27 gennaio 2021 - «L’eredità di mio nonno Nedo è in quel rumore della storia che si sente, che torna nelle scelte di vita". Nannerel è una dei sei nipoti di Nedo Fiano, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz, scomparso il 19 dicembre. È la prima Giornata della memoria senza di lui. L’Università Statale di Milano lo ricorda con l’evento online “Una vita per la memoria“ alle 17. Ci sarà il figlio Emanuele, ci sarà Nannerel – figlia di Enzo, il primogenito di Fiano – oggi assegnista di ricerca in Diritto costituzionale e attiva nell’osservatorio e laboratorio di Vox Diritti, contro ogni forma di discriminazione. "Era un uomo speciale, serio e al tempo stesso con una energia incredibile – ricorda la nipote –, sono sempre stata affascinata dalla sua complessità, sin da piccina". A quei tempi in casa, quando si parlava di Shoah, il nonno toccava il tema delicatamente, quasi per proteggerla. Poi un giorno, emozionata, Nannerel lo aspettò in classe: era alle medie, frequentava la scuola svizzera di Milano. "E lui ne era così orgoglioso – sorride –, era felice imparassi anche il tedesco: suo padre gli aveva sempre detto che gli sarebbe servito nella vita. Fu profetico: si salvò grazie alla possibilità di parlare con i suoi aguzzini, oltre che per i suoi canti nel campo". Quell’incontro alle medie fu uno choc. Nella sua mente rivive ogni attimo. "Improvvisamente venne meno ogni filtro familiare, portò la sua testimonianza e alla fine mi abbracciò forte – racconta Nannerel –. Capii, sentii da lui, in platea, la storia della mia famiglia". Di quella “bisnonna” della quale Nannerel ha ereditato gli occhi. Glielo diceva sempre nonno Nedo, con un velo di tristezza, con dolcezza. «Ricordo la parte del racconto sulla liberazione, quella che preferivo – continua la nipote –. Capivo che potevo rilassarmi perché era l’inizio della sua vita. E anche della nostra: siamo qui per lui", sorride Nannerel, che deve il suo nome alla passione per la musica e per Mozart che legava suo padre Enzo a suo nonno. Nedo cantava sempre per loro nella Pasqua ebraica: "Era per lui una liberazione poter cantare da uomo libero in ebraico, nella sua città. Significava affermare la sua presenza. Col canto lui parlava". Nannerel, prima al liceo classico Berchet e poi alla Statale continuò a coltivare l’interesse per la storia. "Mi spiace non avergli potuto raccontare gli studi che stavo intraprendendo sulla giustizia costituzionale nel tempo, con un confronto con la Germania – confessa –. Da anni aveva l’Alzheimer. Ma credo in un certo senso che sia stata la sua rivincita. Aveva un fardello enorme dentro, l’inferno del passato. Mi piace pensare che se ne sia liberato, che possa averlo dimenticato dopo aver consegnato la sua testimonianza". Che adesso passa alla terza e quarta generazione Fiano e a migliaia di ragazzi e bambini che ha incontrato nella sua vita. In Statale , sempre oggi, una targa commemorativa ricorderà anche i 153 medici ebrei espulsi dal fascismo dall’Università e dall’Ordine, con un particolare ricordo di Nathan Cassuto e Gino Emanuele Neppi, deportati a Birkenau.

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