Morti per amianto alla Scala: assolti i quattro ex dirigenti

Nessuna condanna perché "il fatto non sussiste". I parenti delle vittime: "Vergogna, uccisi per la seconda volta"

Lavori all'interno della Scala

Lavori all'interno della Scala

Milano - Sono stati assolti con la formula "perché il fatto non sussiste" i quattro ex dirigenti del Teatro alla Scala, imputati per omicidio colposo nel processo a Milano sulla morte di una decina di lavoratori esposti ad amianto al Piermarini, prima delle bonifiche dei locali. E' quanto ha deciso il giudice della nona sezione penale Mariolina Panasiti.

Dopo la lettura del dispositivo alcuni rappresentanti dei comitati delle vittime hanno gridato: "Vergogna, questi lavoratori sono stati uccisi per la seconda volta".  E ancora: "Ormai l'unico diritto riconosciuto del tribunale di Milano è quello dei datori di lavoro che non rispettano le misure di sicurezza". I "diritti delle vittime, invece, vengono calpestati". Il "profitto viene prima della vita e della salute umana". Questo "è un dogma in questo tribunale". Ma, ha aggiunto, "noi non ci arrendiamo econtinueremo a lottare per la giustizia, perché non possiamo accettare che il diritto dei padroni valga più del diritto dei lavoratori". Qui "i lavoratori sono stati avvelenati, sono stati messi in condizioni di lavoro inadeguate, senza misure di protezione, si sono ammalati e sono morti". Eppure "per il tribunale il fatto non sussiste". Oggi, concludono, "questi lavoratori li hanno uccisi per la seconda volta". 

"Questi lavoratori sono stati messi a lavorare in condizioni inadeguate, senza misure di protezione, eppure per il Tribunale il fatto non sussiste. Invece - ha detto Michele Michelino, del comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio - sono morti perché i datori di lavoro non hanno rispettato le misure di sicurezza". Fulvio Aurora, responsabile delle vertenze giudiziarie di Medicina Democratica e Aiea, ha sottolineato che "il Tribunale si è arrampicato sui vetri questa volta".

Il pm di Milano Maurizio Ascione aveva chiesto condanne per gli imputati a pene comprese tra i 2 anni e mezzo e i 7 anni di reclusione. "In uno fra i 10 più importanti teatri del mondo - aveva detto nella requisitoria - non vi era mai stata una valutazione del rischio amianto, né un programma qualificato su questa tematica". Tra i lavoratori deceduti dopo l'esposizione alle fibre killer, anche la cantante lirica Luciana Patelli. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni. (Liv/Adnkronos)

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