"Vallanzasca è cambiato, può tornare libero"

Ok del carcere di Bollate alla richiesta del bandito. No del pg: ravvedimento non sicuro

Renato Vallanzasca

Renato Vallanzasca

Milano, 18 aprile 2018 - Stavolta la libertà non sembra più un miraggio per Renato Vallanzasca. Dopo i suoi 45 anni trascorsi in cella, forse un record assoluto, ora anche il direttore del carcere appoggia l’istanza dell’ex bandito pluriomicida – quattro ergastoli e 296 anni complessivi di condanna – a trascorrere il resto della vita da uomo quasi libero. Parere contrario, però, ha espresso la Procura generale.

Tecnicamente si chiama libertà condizionale, è prevista anche per gli ergastolani dopo almeno 26 anni di detenzione, quando ci sia prova di «sicuro ravvedimento». Sessantotto anni da compiere, una compagna che lo attende a casa, il «bel René» della Comasina sembra ormai un’altra persona. Ha avuto un «cambiamento profondo intellettuale ed emotivo», scrive l’equipe di osservazione e trattamento della casa di reclusione di Bollate diretta da Massimo Parisi, in una relazione depositata dalla difesa di Vallanzasca al tribunale di sorveglianza che nei prossimi giorni deciderà. Ieri dunque il protagonista di un’epoca della malavita milanese è tornato davanti ai giudici ancora una volta, dopo l’ultima condanna a dieci mesi per un tentato furto al supermercato – due paia di boxer, concime per piante e un paio di cesoie – che nel 2014 portò alla revoca della semilibertà di cui all’epoca godeva. Non dovessero concedergli la libertà condizionale, è almeno il ritorno a quel regime (di giorno fuori, notte in cella) che il suo legale Davide Steccanella ha chiesto ai giudici. Lavorerebbe con la cooperativa Opera Infiore e svolgerebbe attività utili presso la comunità «Il Gabbiano», nel Lecchese.

Le sue condizioni economiche non gli hanno consentito di risarcire completamente il danno né di pagare le spese di giustizia, «ma si prende atto della sua disponibilità a farlo e della sua posizione verso il danno», si legge nella relazione del carcere. L’ex bandito qualche mese fa ha incontrato Giovanni Ricci, figlio di Domenico, uno dei cinque uomini della scorta di Aldo Moro uccisi tragicamente. Per il sostituto pg Antonio Lamanna, però, Vallanzasca deve restare dietro le sbarre: non si tratta, sostiene, di un ravvedimento «sicuro». Chiede la permanenza in carcere Daniele Ripani, nipote di Giovanni, poliziotto ucciso nel 1976 nel corso di una sparatoria con la banda di Vallanzasca. «Noi – dice – non siamo presi minimamente in considerazione»

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