Per approfondire:
Sono arrivati a 64 i contagiati dal vaiolo delle scimmie censiti in Lombardia nell’arco di un mese (il primo fu individuato all’ospedale Sacco di Milano la sera del 24 maggio): l’83% in più rispetto ai 35 che si registravano meno di una settimana fa. All’epoca, erano già più di duemila i casi di monkeypox tracciati a partire da gennaio e confermati all’Oms da 42 Paesi, con la Gran Bretagna a rappresentarne, da sola, un quarto. Negli ultimi giorni altre segnalazioni si sono aggiunte, da nuovi Paesi (ieri, ad esempio, la Bulgaria) e da regioni italiane che sin qui non ne avevano ancora individuati. Oggi potrebbe arrivare una decisione del Comitato d’emergenza dell’Organizzazione mondiale della sanità, che è riunito per stabilire se dichiarare quest’ondata di vaiolo delle scimmie (la prima di quest’estensione, e senza una connessione ricostruibile con le aree dell’Africa occidentale e centrale in cui il virus è endemico) un’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale ("Pheic"), e in quel caso l’Oms proporrà "raccomandazioni su come prevenire e ridurre al meglio la diffusione della malattia e gestire la risposta globale di salute pubblica". Si parla comunque di numeri, e per fortuna anche di conseguenze, lontanissimi da quelli ai quali ci ha abituato per oltre due anni la pandemia da Covid. E benché l’epicentro dell’ondata di monkeypox sia l’Europa, l’Italia appare al momento lontana dalla prima linea e così la Lombardia. "I numeri sono bassissimi a livello di ricovero, si tratta forse di qualche unità", e le persone attualmente seguite a casa dagli specialisti del Sacco (indicato dalla Regione come ospedale di riferimento, insieme al San Matteo di Pavia) "sono qualche decina – spiegava lunedì scorso Alessandro Visconti, direttore generale dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco che include la struttura di Roserio –. È una malattia che è assolutamente sotto controllo, e non tocca i bambini". ...
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