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Università, le migliori in Italia? Ai primi posti Politecnico e Statale di Milano

La posizione più alta della classifica va a La Sapienza di Roma, ma anche il capoluogo lombardo si difende bene

Il Politecnico di Milano

Milano, 16 agosto 2016 - La Sapienza di Roma si conferma la migliore università italiana nella classifica mondiale della Jiao Tong University di Shanghai, che prende in esame le 500 università migliori nel mondo. Nell’Academic Ranking of World Universities 2016 (Arwu) la Sapienza è alla 163esima posizione con un punteggio totale di 19.23, unica università italiana nel range 151-200 insieme con l’università di Padova in 183esima posizione con un punteggio di 18,19. Seguono nel range 201-300 il Politecnico di Milano e le università di Bologna, Firenze, Statale di Milano e Pisa.

Ma quali sono gli indicatori presi in esame dall’Arwu? Di certo sono rigorosi e comprendono premi Nobel e riconoscimenti accademici ricevuti, qualità della ricerca (paper pubblicati e ricercatori più citati) e le performance rispetto al numero degli iscritti. In particolare sono 6 i parametri su cui si basa la classifica: premi internazionali di ex studenti (10%) o di ricercatori della singola Università (20%), le citazioni di pubblicazioni scientifiche in Thomson-Reuters (20%), le pubblicazioni «Nature & science» (20%), le pubblicazioni tecnologico-sociali (20%). Questi parametri sono poi correlati con lo staff accademico, dando un ulteriore parametro di produttività pro-capite (10%).

"La Sapienza conferma e consolida il suo prestigio di grande ateneo europeo, di respiro mondiale, collocandosi al primo posto tra le università italiane e tra le prime a livello europeo ed internazionale - ha commentato il rettore Eugenio Gaudio -. A ben guardare il risultato è tutto sommato abbastanza positivo anche per il sistema universitario italiano che, anche se non è rappresentato nelle prime 100 posizioni monopolizzate dalle ricche università anglosassoni, vede circa un 1/3 degli atenei del Paese (19 su 60) nelle prime 500 posizioni su 1200 università censite e su 17.000 stimate nel mondo. Questo significa che il rendimento delle nostre università pubbliche è mediamente elevato, a fronte di un cronico e drammatico sottofinanziamento da parte dello Stato, che vi destina lo 0,42% del Pil (Francia e Germania vi destinano più del doppio) e il basso numero di addetti alla ricerca, oggi meno della metà di quello degli altri Paesi occidentali. Con un maggior investimento del Paese nella ricerca e sui nostri giovani migliori - ha concluso Gaudio - il sistema potrebbe decollare ed essere il volano della ripresa e dello sviluppo del Paese, altrimenti è destinato a un lento ma inesorabile declino".