Un sistema che regge l’urto e stimola il Paese

Bruno

Villois*

Il sistema socio-economico lombardo che da decenni è leader del nostro Paese deve prepararsi ad affrontare una seconda parte dell’anno particolarmente complessa a causa di una tempesta perfetta originata da una concomitanza di fattori: la guerra nell’Europa orientale, un’inflazione particolarmente aggressiva, i costi dell’energia e delle materie prime e, ultimo ma non ultimo per importanza, la scarsità della componentistica e il suo esagerato costo.

L’export lombardo, quasi 140 miliardi nel 2021, pari ad un quarto di quello intero nazionale, è principalmente indirizzato in Germania, a sua volta particolarmente colpita per le medesime ragioni della Lombardia, poi Francia, Stati Uniti e Spagna.

Le esportazioni sono uno dei principali indicatori dello stato di salute delle aziende che, viste le difficoltà del mercato domestico, con l’Italia fanalino di coda nella classifica dei Paesi Ocse per crescita del Pil e del reddito pro capite dal 2007 ad oggi, cercano sbocchi commerciali all’estero, sbocchi che in caso di recessione degli Usa e di seguito degli altri Paesi industrializzati del globo si bloccherebbero, generando problemi sistematici di grande rilevanza.

Dai vertici della associazioni datoriali dovrebbe partire un progetto di coesione da definirsi con i sindacati dei lavoratori, il sistema bancario e culturale da clonare per l’intero Paese.

Il modello lombardo da sempre guida e stimola il Paese adesso, più che mai, serve che l’intero sistema socio-economico nazionali lo addotti.

I numeri socio-economico lombardi, Pil, occupazione, reddito pro capite, consumi, del passato e di tutt’oggi costituiscono la garanzia che in qualunque caso si può prima tenere la barra dritta e poi ripartire.

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