"Un giorno pensando a te forse riuscirò a sorridere"

Le parole strazianti di mamma Alessandra ai funerali del figlio Leonardo. Un dolore condiviso con i tanti amici del sedicenne travolto sulla Padana

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di Barbara Calderola

Un cuore rosso in mezzo a centinaia di palloncini bianchi. E quella scritta in nero, Leo, che trafigge il cuore della folla riunita in San Gottardo a Trezzano Rosa per l’ultimo saluto a Leonardo Caielli, il sedicenne falciato da una macchina sulla Padana, venerdì sera. Ci sono i compagni di scuola, gli amici di infanzia, c’è mamma Alessandra con le sue parole piene d’amore per quel figlio volato via troppo presto.

"Cercherò il tuo volto nei miei ricordi, chiuderò gli occhi per rivedere la nostra vita insieme. Custodirò gelosamente ogni lettera, ogni messaggio, ogni cosa che porta il tuo profumo. Arriverà il giorno in cui sorriderò, pensando a te". Una tenerezza infinita che racconta lo strazio di una perdita impossibile da accettare.

"Purtroppo, una tragedia annunciata", dice Fabio Colombo, sindaco di Cassano. "Quel pezzo di Padana, al confine con Fara e Treviglio, è già stato teatro di incidenti, anche se non con questo epilogo. Non si può morire senza aver quasi cominciato a vivere. Ho chiesto una verifica sulle competenze in quel punto esatto. Il locale è nella Bergamasca. Come di fronte, lato opposto, Treviglio. Il nostro pezzo invece, fino a Cascina Taranta, è protetto dalla pista ciclopedonale, ma poi si interrompe. Eppure il viavai dal ritrovo è notevole. Il pub si è trasferito lì per non disturbare e per la facilità di parcheggio, ma i ragazzi spesso sottovalutano il pericolo. Io stesso ho visto giovanissimi in monopattino andare avanti e indietro, per non parlare dei ciclisti. Servono regole per evitare altri lutti".

Non è la prima battaglia del genere che scatta sul territorio, dopo incidenti stradali finiti nel sangue. Anni fa, accadde lo stesso nel tratto gorgonzolese della strada killer, dove perse la vita un’altra ragazzina, Beatrice Papetti, falciata da un’auto pirata nel punto esatto in cui a distanza di tre mesi venne inaugurato un semaforo. L’avrebbe aiutata ad attraversare per raggiungere casa, al di là della carreggiata e invece fu investita e la collisione non le diede scampo. Come a Leonardo, unico dei quattro amici di ritorno a casa a essere centrato dalla Mercedes guidata da un cinquantanovenne della zona. "Immagino il peso che si porterà dentro per sempre – conclude Colombo – due vite spezzate, ma quella dello studente senza appello".

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