Trenord, cambia lo standard per i rimborsi ai pendolari: indennizzi solo su 3 linee (prima erano 24)

L’azienda ferroviaria ha pubblicato i dati sul servizio a gennaio 2024. Drastica riduzione delle direttrici per le quali scatteranno i risarcimenti

A dicembre 2023 le direttrici per le quali scattò il rimborso furono 24 su 42

A dicembre 2023 le direttrici per le quali scattò il rimborso furono 24 su 42

Non si è fatto attendere l’impatto della svolta decisa dalla Regione sulle modalità di calcolo dei rimborsi da riconoscere ai pendolari che abbiano sottoscritto un abbonamento mensile o annuale per i ritardi accumulati dalle linee di Trenord. Proprio ieri sono stati pubblicati i dati relativi all’andamento del servizio a gennaio 2024, primo mese per il quale si applicano le nuove regole di risarcimento, e le direttrici che hanno fatto segnare performance oltre gli standard minimi di qualità e affidabilità del servizio sono solo tre: la Bergamo-Carnate-Milano, la Cremona-Treviglio e la Brescia-Piadena-Parma.

Queste le uniche direttrici evidenziate in giallo nella tabella pubblicata proprio ieri da Trenord sul proprio sito internet. Una sensibile riduzione rispetto ai dati relativi a dicembre 2023, quando le linee ritardatarie furono addirittura 24 sulle 42 complessive: più della metà. Un effetto previsto, un effetto voluto, la riduzione dei rimborsi. E i primi dati a disposizione lo confermano.

I cambiamenti apportati dalla Giunta regionale, per chi non lo ricordasse, sono i seguenti: prima il risarcimento avveniva tramite uno sconto sul rinnovo degli abbonamenti mensili o annuali che veniva garantito a tutti gli aventi diritto in automatico, ora invece non c’è più alcun bonus ma un indennizzo per il quale bisogna fare domanda. Se non la si presenta, non si ha diritto ad alcun rimborso.

L’indennizzo è pari al 30% del valore dell’abbonamento, sia che si tratti del mensile sia che si tratti dell’annuale, mentre in precedenza il bonus era del 30% solo per i mensili e del 10% per gli annuali. Decisivo, però, il cambio dei criteri di calcolo: in sintesi, l’indennizzo scatta solo per ritardi superiori ai 15 minuti, contro i 5 precedenti. Più precisamente, il diritto all’indennizzo scatta quando la somma delle corse soppresse e di quelle che hanno accumulato più di 15 minuti di ritardo sia pari o superiore al 10% dei treni programmati. A gennaio, come detto, solo 3 linee sono andate oltre la soglia del 10% a fronte di una media storica che prima, con il requisito dei 5 minuti di ritardo, si aggirava sulla quindicina di linee ritardatarie al mese. A volte, come accaduto a dicembre, anche di più.

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