Torre dei Moro incendiata e distrutta: ecco i responsabili del rogo al grattacielo

Almeno dieci le persone coinvolte che riceveranno l’avviso di conclusione indagini. Molte famiglie ancora senza un tetto quasi un anno dopo

La torre dei Moro in fiamme

La torre dei Moro in fiamme

Milano - Sarà depositato in questi giorni l’avviso di conclusioni indagini sul rogo della torre dei Moro di via Antonini, zona Vigentino, che ha lasciato senza un tetto più di settanta famiglie. Scontata la richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli indagati - cinque quelli noti - ma secondo fonti interne alla Procura sarebbero ben di più, una decina, e fra loro ci sarebbero anche tecnici del Comune che rilasciarono permessi.

Tra gli indagati, oltre ai responsabili dell’impresa costruttrice del grattacielo, anche i legali rappresentanti e responsabili delle società - come la Aza Aghito Zambonini di Fiorenzuola, in provincia di Piacenza, e una azienda di Osimo - che in qualche modo hanno avuto a che fare con produzione, lavorazione e posa dei pannelli che componevano la copertura esterna a forma di vela del palazzo.

Pannelli risultati non ignifughi, ma al contrario “conduttori“ che in pochi minuti avrebbero reso il rogo incontrollabile. L’inchiesta della procura, oltre ai profili della sicurezza, ha riguardato anche le cause del maxi incendio. Era il 29 agosto di un anno fa, domenica pomeriggio, quando la torre di diciotto piani bruciò come un fiammifero in pochi minuti. Le indagini sulle cause dell’incendio si sono rivelate ben più complesse di come apparivano all’inizio, soprattutto sul punto dell’innesco delle fiamme che hanno divorato - come fosse un fiammifero - l’intera torre alta 60 metri.

La pm Marina Petruzzella è partita da una punto fermo: la relazione depositata dal Nucleo investigativo antincendi della Lombardia, cioè i periti nominati dalla procura. I superesperti ricostruirono i frame dell’incendio nei dettagli individuando il punto preciso da cui erano partite le fiamme, al sedicesimo piano e nelle conclusioni scrissero: "Dalla valutazione di tutti gli elementi raccolti, tenuto conto dello stato dei luoghi e dei tempi di propagazione delle fiamme, si può concludere con ragionevole probabilità che l’incendio ha avuto origine da cause accidentali, generatesi da un mozzicone di sigaretta gettato dall’alto ancora acceso.

Le fiamme - ancora dalle relazioni dei periti - si sono sviluppate propagandosi nei materiali tra cui alcuni sacchi di rifiuti, presenti nel vano di chiusura del balcone per conduzione e irraggiamento, la quantità di fumi caldi prodotti ed il calore intenso delle fiamme hanno lambito le pareti metalliche del piccolo vano creando un effetto scatolare incandescente". Nella ricostruzione era emerso che nel vano balcone c’era materiale vario: 20 sacchi di rifiuti contenenti carta, scope, plastica, tutto coperto da un vecchio copridivano di tessuto sintetico.

Con buona probabilità, secondo i periti, un mozzicone di sigaretta lanciato cadde accidentalmente proprio sul materiale ammassato. Per i periti la sigaretta in un contesto che le impedisca la dispersione di calore può raggiungere una temperatura fino a 480 gradi, quindi un mozzicone ancora acceso che si colloca negli spazi vuoti fra i sacchi in plastica della spazzatura ammassati sul balcone o sul copridivano in fibra sintetica generò lo sviluppo delle fiamme.

Nei giorni scorsi sono stati risentiti i responsabili della costruzione, la famiglia Moro, costruttori e immobiliaristi molto conosciuti a Milano. Dai bilanci era emerso che le società dei Moro avevano incassato svariate decine di milioni dagli appartamenti, venduti nel 2007 a prezzi anche superiori a cinquemila euro al metro quadrato.

mail: anna.giorgi@ilgiorno.net

 

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