Indonesia, sub scomparsi: "Vogliamo la verità su mio fratello e i suoi amici"

La battaglia di Claudia Mastrogiuseppe a un anno dalla scomparsa di suo fratelli e di altri tre sub

Quattro i sub scomparsi nel Borneo un anno fa, dei quali tre milanesi

Quattro i sub scomparsi nel Borneo un anno fa, dei quali tre milanesi

Milano, 15 agosto 2016 - Sospira. "Non saprei dare un nome a ciò che provo in questo momento. I miei genitori spereranno per tutta la vita di riabbracciare mio fratello e i familiari di Michela e Daniela faranno lo stesso. Ma, razionalmente, cosa posso dire a un anno di distanza dalla scomparsa?". Il pensiero di Claudia Mastrogiuseppe, sorella di Alberto, disperso in mare da Ferragosto 2015 (così come la fidanzata Michela Caresani, Daniele Buresta e una ragazza belga, Vana Chris Vanpuyvelde), dopo un’immersione nell’isola di Sangalaki, in Indonesia, corre sempre lì. A quel giorno, che le ha portato via il sorriso. "Non posso dimenticare". E anche se la vita va avanti resta un macigno sul cuore impossibile da ignorare.

Come passerà il giorno di Ferragosto? "In campagna, con la mia famiglia".

Avete organizzato qualcosa di particolare in onore di suo fratello? "Io ricordo mio fratello ogni secondo della mia vita. Domani (oggi per chi legge, ndr) tutti e quattro i ragazzi verranno ricordati nelle preghiere, così come avviene tutti i mesi. Non ci sarà un evento particolare. È difficile pensare di ritrovarli, a un anno di distanza. Ma non c’è momento che passi senza la loro presenza".

Una sofferenza impossibile da alleviare... "Soprattutto perché la storia resta “in sospeso”, non è chiusa. Anche se le ricerche non vanno avanti da mesi, ufficialmente i ragazzi sono scomparsi e il caso rimane aperto".

Le ultime notizie quali sono? "L’ultima documentazione ufficiale che abbiamo, il report della polizia indonesiana, è dello scorso febbraio: la guida che li accompagnava, e che è tornata indietro senza di loro, è a piede libero. È stata ritenuta semplicemente “negligente” perché, stando alle sue dichiarazioni, avrebbe lasciato i ragazzi da soli. Tecnicamente, non può essere perseguita per omicidio colposo se non c’è la prova che i ragazzi abbiano perso la vita".

Che rapporto si è creato, con le famiglie degli altri ragazzi? "Nella sventura si è creato un legame. Prima non ci conoscevamo, poi ci siamo trovati coinvolti per raggiungere uno stesso obiettivo. Le mamme sono diventate amiche".

Avete programmi per i prossimi mesi? "Siamo decisi a scoprire la verità, a fare luce su questa vicenda assurda. Vogliamo sapere cosa è successo in mezzo al mare un anno fa. Non ci arrendiamo".

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