Strage di via Schievano: "Già liberi gli assassini dei nostri genitori"

Rabbia e commozione quarant’anni dopo la strage brigatista. Corone e letture degli studenti della scuola Gramsci

Il questore Sergio Bracco durante la commemorazione della strage di via Schievano

Il questore Sergio Bracco durante la commemorazione della strage di via Schievano

Milano, 9 gennaio 2020  - Prima la deposizione delle corone, poi le letture degli studenti della scuola secondaria di primo grado Antonio Gramsci. Sono stati commemorati ieri mattina, in via Schievano, a 40 anni dall’uccisione, Antonio Cestari, Rocco Santoro e Michele Tatulli, agenti della polizia di Stato caduti in un agguato l’8 gennaio 1980. Un’azione rivendicata dalle Brigate Rosse, colonna Walter Alasia, in risposta alla nomina del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa a capo della Divisione Pastrengo di Milano. Quel giorno comparvero a Milano centinaia di volantini con la scritta: "Benvenuto al Generale Dalla Chiesa!".

Gli agenti in servizio al commissariato Porta Ticinese si stavano recando in auto proprio all’Istituto Comprensivo Gramsci per prestare un servizio di vigilanza quando furono raggiunti da una vettura con a bordo quattro persone, tra cui Barbara Balzerani e Mario Moretti. I brigatisti armati di mitra spararono sugli agenti, uccidendoli in pochi istanti, firmando una delle stragi a sfondo politico che insanguinarono l’Italia all’inizio degli anni ’80. Ieri, quarant’anni dopo il massacro, erano presenti alla cerimonia i parenti delle vittime e, tra le autorità, il questore di Milano Sergio Bracco, il vicesindaco Anna Scavuzzo e l’assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia Riccardo De Corato. "Sono passati 40 anni ma siamo ancora qui a rinnovare il nostro impegno", ha detto Scavuzzo durante il suo intervento subito dopo la deposizione delle corone. "Abbiamo bisogno di ricordare il sacrificio di persone - ha aggiunto - agenti di pubblica sicurezza uccisi qui in un momento in cui qualcuno pensava che il nostro paese potesse essere attaccato a partire dalle sue istituzioni. La nostra città sta ripercorrendo gli episodi che l’hanno segnata, il dolore personale diventa memoria collettiva e storica".

L’assessore De Corato ha raccontato che "i figli delle vittime, presenti alla cerimonia, mi hanno confidato il loro rammarico e la loro rabbia nel vedere che gli assassini dei propri genitori siano già liberi e tengano conferenze a testimonianza degli “anni di piombo“". Un riferimento alla presentazione dell’ultimo libro di Balzerani "all’interno di una struttura comunale, gestita dall’associazione Volontari Senza Frontiere, lo scorso aprile".

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