
Edoardo Bennato a San Siro il 19 luglio del 1980: fu il primo italiano a superare i 70mila spettatori
Milano – Due mesi fa erano poco meno di metà degli (allora) oltre 500 firmatari dell’appello del Comitato Sì Meazza contro l’abbattimento del vecchio San Siro. Architetti, nel senso lato che abbraccia urbanisti e paesaggisti, pure designer, ingegneri e altra umanità politecnica. Ora 152 progettisti, capeggiati da quell’architetto Lorenzo Degli Esposti che l’anno scorso guidò la protesta contro il bando per il nuovo Museo Diocesano, firmano una lettera aperta che invita il Comune “ad abbandonare in autotutela” la trattativa per la cessione del Meazza a Milan e Inter che “hanno confermato l’intenzione di demolirlo”. Nonostante “la possibilità di riqualificarlo, attestata dal progetto presentato dal costruttore WeBuild” ma soprattutto, secondo gli architetti, in base “all’ipotesi, errata e sconcertante, che il secondo anello non abbia ancora compiuto i settant’anni” passati i quali scatterebbe il vincolo per “gli edifici di proprietà pubblica”. In virtù di quel “significativo interesse artistico, storico, culturale” già informalmente conferito dalla Sovrintendenza alla “Scala del calcio, da decenni nell’immaginario collettivo dei cittadini”, sottolineano i firmatari. E citano i predecessori che han messo mano allo stadio, da Alberto Cugini e Ulisse Stacchini - quello della Stazione Centrale - sui cui disegni fu costruito nel 1926, all’ampliamento con “integrale riconfigurazione negli anni 1954-55 su progetto dell’ing. Ferruccio Calzolari e dell’arch. Armando Ronca.
Sono ancora oggi riconoscibili, dopo l’ulteriore ampliamentoper i Mondiali di Italia 90 su progetto dell’ing. Leo Finzi e degli architetti Giancarlo Ragazzi e Enrico Hoffer, le rampe perimetrali dalla caratteristica forma elicoidale, avvolgente la costruzione”, aggiungono gli architetti. Producendo, a sostegno della tesi retrodatatoria già avanzata dal Comitato Sì Meazza, fotografie di partite dell’epoca che “attestano inequivocabilmente che il secondo anello ha già oggi, per ampia porzione se non in gran parte, più di settant’anni ed è dunque un potenziale bene culturale: si osservi già abbondantemente in esercizio in occasione di Milan-Juventus del 15 maggio 1955 e Milan-Honved del 29 giugno 1955”.
Quindi gli architetti chiedono a Palazzo Marino di fermarsi, “per non pregiudicare un’ampia area e un’opera che, oltre a essere icona e patrimonio cittadini, è bene pubblico di interesse collettivo, a prescindere da eventuali faziosi e irragionevoli cavilli”, si legge nell’appello riprodotto anche in inglese e seguito da un elenco (integrabile scrivendo alla mail info@tulpenmanie.net) di 152 architetti in ordine alfabetico.
In posizione 16 spunta il secondo nome più famoso, tra gli aspiranti salvatori del Meazza, dopo il regista britannico Ken Loach: Edoardo Bennato. Proprio lui, il cantautore di “seconda stella a destra”, che è anche un architetto laureato al Politecnico di Milano e iscritto all’Ordine di Napoli. E nella prima estate di concerti a San Siro, 1980, fu il primo italiano a superare i settantamila spettatori.