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Squilibri, pensioni e silver economy : "La vera sfida? Sanità e assistenza"

Il demografo: il calo delle nascite è nell’agenda politica, si può invertire la rotta ma bisogna correre

La vera sfida da affrontare nei prossimi anni, non solo con investimenti ma anche con politiche innovative, è quella della sanità. L’assistenza a una fascia, sempre più ampia, di persone bisognose di cure. Gian Carlo Blangiardo, professore emerito di demografia all’Università Bicocca e presidente dell’Istat dal 2019 al 2023, osserva le proiezioni sulla Lombardia del 2033, con sempre più residenti over 80.

Verso quale direzione sta andando la nostra regione?

"L’invecchiamento della popolazione segue il trend nazionale, ma con una peculiarità lombarda. Nel 2023 ci sono state 66mila nascite e 104mila decessi, ma nello stesso anno la Lombardia ha attirato 21mila nuovi residenti da altre regioni e 60mila dall’estero. Questo grazie alla sua capacità attrattiva, all’offerta di opportunità di studio e lavoro, che per ora compensa il calo demografico. Nei prossimi anni, però, gli squilibri potrebbero accentuarsi, con una crescita della quota di persone in età matura. Più anziani soli e non autosufficienti, ma anche più anziani in salute e ancora in grado di svolgere una vita attiva anche dal punto di vista professionale. La cosiddetta “silver economy“ è destinata a crescere. Il sistema, giocoforza, dovrà adeguarsi".

Servirebbe un ripensamento della sanità e del sistema dell’assistenza?

"Sento spesso dire che quello delle pensioni è il problema centrale, ma una sfida altrettanto importante è legata alla sanità, e a tutto ciò che ruota attorno alla cura e all’assistenza degli anziani. Il Sistema sanitario nazionale, pur con le sue disfunzioni, è ottimo, ma andrebbe garantita l’accessibilità a tutti. In passato avevo avanzato la proposta di creare una sorta di “Btp salute“, titoli garantiti dallo Stato e spendibili solo nel circuito sanitario. Così una persona potrebbe mettere da parte qualche soldo per cautelarsi in caso di malattia o non autosufficienza".

Quali ricette si potrebbero applicare per frenare il calo delle nascite?

"L’aspetto positivo è che il tema, rispetto al passato, è entrato almeno nell’agenda politica. C’è una sensibilità maggiore e anche uno sforzo da parte delle autorità, con alcune misure che reputo positive. Sicuramente va fatto di più per intervenire sulle cause del calo delle nascite, a partire dai costi e dalla difficoltà di conciliare lavoro e cura dei bambini. Bisogna considerare, però, che il calo progressivo delle donne in età fertile rende ancora più difficile bloccare la caduta".

Siamo ancora in tempo per invertire la rotta?

"I margini ci sono ancora, ma bisogna fare in fretta".

Il calo della popolazione in età da lavoro rischia di avere ripercussioni anche sull’economia?

"Questo calo si può compensare aumentando l’occupazione femminile e dei giovani inattivi, ma anche “sfruttando“ quelle sempre più numerose persone in età matura che, ovviamente non per lavori di tipo manuale, sono in grado di svolgere un’attività".

Si arriverà a un ulteriore aumento dell’età della pensione?

"A mio avviso non sarebbe un dramma, anche perché con l’allungamento della vita una persona a 70 anni ha ancora di fronte il 15% della propria esistenza".

Andrea Gianni