
Operazione antidroga The Hole
Milano, 28 settembre 2018 - Una coop specializzata nel ramo pulizie come copertura per una banda di spacciatori di hashish e cocaina. Un impiego di comodo, con tanto di assegno mensile, che in realtà ne celava un altro ben più remunerativo: lo smercio di stupefacenti su ampia scala, tra Milano e hinterland. «In tanti anni di indagini – sottolinea l’investigatore esperto – non mi ero mai imbattuto prima in un sistema del genere».
Un sistema che ieri all’alba è stato smantellato dai carabinieri dell’Antidroga di via Moscova, coordinati dal tenente colonnello Michele Miulli e dal maggiore Paolo Belgi: su disposizione del gip Maria Vicidomini, sono finite in carcere 9 persone (la richiesta iniziale di misure era ben più consistente, si evince dagli atti), mentre per la decima, il 45enne Claudio Mori, sono stati disposti i domiciliari nel suo trilocale a Città Studi. Era quest’ultimo, stando alle accuse degli inquirenti, il gestore di fatto della cooperativa Green e Clean insieme al socio indagato Ivan Turola (di cui parliamo nell’articolo di fianco), per il quale il giudice non ha ravvisato le esigenze cautelari; pur sottolineando che il 38enne avrebbe «verosimilmente» portato avanti un’attività illecita «nel periodo di riferimento delle imputazioni (novembre di due anni fa, ndr) in ambiti quali truffe, riciclaggio e comunque reati patrimoniali non meglio specificati».
L’inchiesta dei militari non è altro che la seconda tranche dell’operazione «The Hole», che nel maggio scorso portò 23 persone dietro le sbarre e sgominò due bande di spacciatori, una che aveva come base le case popolari di via Turati 40 a Bollate e l’altra che riforniva di «bianca» i clienti del centro meneghino (in rubrica i contatti di personaggi dei reality show e professionisti affermati). La fase due, partita da fatti verificatasi nella seconda metà del 2016, ha acceso i riflettori su un’altra batteria di pusher e grossisti, quasi tutti impiegati alla Green e Clean: da Alessandro Ciaccio a Luca Lombardo, da Giuseppe Stefano Puglisi ai fratelli Cristian e Gaetano Contursi.
In reltà, i cinque fantomatici addetti alle pulizie non hanno mai preso una scopa in mano: quel lavoro era solo una scusa per giustificare l’affidamento in prova ai servizi sociali (nel caso degli allora ex detenuti Alessandro Ciancio e Antonino Lucchese) o più banalmente un modo per continuare a trafficare dietro una parvenza di nuova vita da onesti cittadini, come per Giuseppe Stefano Puglisi e i fratelli Cristian e Gaetano Contursi. «La Green Clean era solo... non era una fonte di guadagno, era di ripulire...», la frase rivelatrice di Mori, intercettata dall’ambientale sistemata sulla Fiat 500X di Lombardo.
Nel corso dell’inchiesta, i segugi dell’Arma sono riusciti a sequestrate circa 200 chili di droga, con diversi arresti in flagranza: il più rilevante è certamente quello di Zoubair Karroumi detto «Jampierre», il 36enne tuttora detenuto a Opera bloccato il 9 novembre 2016 dagli uomini della Compagnia Monforte perché trovato in possesso di 148,7 chili di hashish (123,7 nella Renault Megan che guidava al momento del controllo e altri 25 nell’abitazione di Gudo Visconti).