Oliva
Si chiude un nuovo anno per le Anime Nascoste, i luoghi che fanno cultura alternativa a Milano senza il clamore delle "week" e le luci della ribalta mediatica. Non sono anni facili questi del post Covid per loro, bisogna trovare una nuova chiave per far apprezzare ai milanesi e ai turisti questo modo di essere Milano, quello che ha reso grande la nostra città negli anni Dieci e che oggi sembra un modello un po’ appannato. Viene in mente Helmut Krone, geniale pubblicitario che a fine anni ’50 lanciò il Maggiolino Volkswagen in America con lo slogan "think small", "pensa in piccolo". Negli Stati Uniti lanciatissimi verso il gigantismo del Sogno Americano, pensare in piccolo poteva sembrare un’offesa e un suicidio mediatico, invece si rivelò un successo straordinario. Ecco, Milano ha saputo fare di questa stessa intuizione un modello, con la festosa proliferazione di spazi alternativi, luoghi della cultura, dell’arte e del benessere dell’anima.
Adesso tutto arranca, questi luoghi sono gestiti da persone ormai stanche di lottare per affermarsi, per conquistare un barlume di visibilità che viene subito annullato dall’incedere spietato dei grandi marchi con le loro pubblicità urlate, la presenza invadente, come testimoniano gli alberi di Natale che hanno riempito le vie del centro e la Galleria. La domanda che poniamo al 2024, il primo anno in cui a Milano si percepirà l’avvicinarsi delle Olimpiadi 2026, è se c’è ancora posto per quel modello di cultura dal basso, per i piccoli che pensano piccolo perché piccolo è bello. È ancora possibile credere che piccolo sia bello? L’immagine che più mi racconta la Milano che stiamo vivendo è quella di piazza Scala. Sopra l’ingresso di Palazzo Marino troneggia lo striscione che annuncia la presenza di un capolavoro del Perugino esposto nelle sale e visitabile gratis. Davanti all’ingresso generalmente stanzia solo un piccolo gruppo di persone in attesa di entrare. A pochi metri da lì c’è un albero di Natale di un grande marchio della cosmetica. Si può entrare a farsi delle foto. E qui la coda è lunga centinaia di metri. Ma è questa la Milano che vogliamo?