Sfratti, sale l’allarme sociale: "Gli Sos non vanno ignorati"

Opera, critiche sulla gestione delle case di via Cavedini dopo il tentato suicidio di un’inquilina .

Sfratti, sale l’allarme sociale: "Gli Sos non vanno ignorati"

Sfratti, sale l’allarme sociale: "Gli Sos non vanno ignorati"

Era l’11 ottobre quando la Giunta ha deliberato un atto con il quale rendeva immediatamente eseguibili i procedimenti giudiziari di sfratto per morosità nei confronti degli inquilini delle abitazioni comunali, in tutto 44 alloggi di edilizia convenzionata, di via Cavedini 11 e 13. Una decisione presa a causa dei numerosi inquilini morosi e per la necessità di rendere disponibili gli alloggi per le famiglie bisognose in lista d’attesa.

L’intento era di liberare le case dai morosi, ma qualcosa non ha funzionato visto che quando in via Cavedini sono piovute le lettere di sfratto la paura di restare senza un tetto sulla testa sono caduti su più d’una famiglia. Eppure era stato acquisito anche il parere del responsabile del settore servizi sociali. Invece si è sfiorata la tragedia: quella donna di 55 anni che ha tentato di bruciarsi viva è ancora in ospedale. Viva grazie al pronto intervento di due dipendenti comunali. E ora quella delibera è finita al centro delle polemiche mentre dal Comune ancora non è arrivata una nota ufficiale.

"Il primo pensiero va alla signora nella speranza che possa uscire dall’ospedale quanto prima e ai dipendenti che hanno evitato un epilogo ben più grave. L’urlo di dolore, conclusosi con quel gesto estremo, non può essere ignorato. Una persona esasperata che certamente non stava bene. E proprio le condizioni della donna aprono le porte a una riflessione: prima di procedere con uno sfratto per morosità relativo a una casa comunale, l’Amministrazione si è interfacciata con i servizi sociali?", a parlare è Pino Pozzoli, consigliere di opposizione.

"Assistiamo sconsolati al silenzio assordante dell’Amministrazione". Dure le parole dell’ex sindaco di Opera Ettore Fusco: "Non ho voluto commentare a caldo perché forse la rabbia avrebbe preso il sopravvento. Non l’ho fatto pensando che questo significasse rispettare il dramma di una famiglia che sta vivendo una vera tragedia. Ma adesso penso che sia invece il caso di parlare, di esprimere anche la rabbia e soprattutto di farlo proprio per rispetto della vittima, della sua famiglia e per cogliere il significato di quel gesto estremo compiuto da una persona esausta per una violenza che dal proprio Comune non avrebbe mai dovuto subire. Non si sfratta una famiglia senza poi dare ascolto alla stessa che al Comune si rivolge come proprietario di casa, ma pure come luogo di rifugio per ogni cittadino. Non si sfratta una famiglia con minori di cui il Comune dovrebbe poi occuparsi". Intanto in via Cavedini cresce la paura fra gli inquilini sotto sfratto.

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