Magia tra i capannoni di Precotto, una scuola di circo proprio per tutti

I corsi di “Quattrox4“ piacciono a grandi e piccoli. E l’associazione ringrazia il quartiere con un progetto sociale

C’è un posto, in mezzo ai capannoni industriali di Precotto, tra due vialoni - viale Monza e via Breda - che vanno di fretta, dove accadono magie che di fretta non ne hanno. Una è già accaduta quando in via Andolfato un deposito di materiali edili di 450 metri quadrati e alto oltre sei metri si è trasformato in laboratorio di circo contemporaneo. Via gli scaffali, ecco pali, funi, trapezi, tappetoni. È la casa di Quattrox4, laboratorio di circo fondato nel 2011 da Marco Dellabianca, Clara Storti, Elisa Angioni e Filippo Malerba. Cercavano un posto dove praticare, poi nel 2012 hanno lanciato il loro primo corso di discipline acrobatiche e circensi. Ne sono seguiti altri, per bambini, adulti e anziani. La risposta è stata ottima (in alcune fasce d’età i corsi hanno le liste d’attesa) e così i ragazzi di Quattrox4 hanno potuto restituire qualcosa al quartiere che li ospita e li sostiene: un progetto di circo sociale per raggiungere un pubblico con minori capacità. Ragazzi con fragilità psichiatriche, disabili, minori non accompagnati.

«Collaboriamo per esempio con i Centri di aggregazione giovanile - spiega Elisa Angioni, responsabile del progetto -. L’anno scorso abbiamo lavorato con ragazzi con difficoltà psichiatrica: venivano con gli accompagnatori e provavano l’approccio al circo con l’obiettivo di lavorare sull’ascolto di sé, degli altri e sulla gestione della frustrazione”. Ed eccola un’altra magia: “Questi ragazzi, tra i quali si crea un senso di appartenenza immediato, imparano a gestire la frustrazione e capiscono che l’errore è il motore del cambiamento”. Si pensi alla giocoleria: si parte proprio dall’errore per capire come non far cadere l’attrezzo.

Ci sono poi i corsi per le scuole del territorio, come l’istituto comprensivo Italo Calvino, che si trova qualche metro più in là. “Noi intendiamo e proponiamo il circo come attività sportiva nel senso più puro del termine - spiega Gaia Vimercati, responsabile comunicazione e membro del direttivo - valorizzando la qualità del movimento fisico privato di ogni accenno di competizione. Così anche tra gli scolari non esistono i più bravi e i meno bravi. Anzi, quelli che hanno qualche fragilità scoprono di essere molto importanti per la progressione del gruppo”. Lo stesso accade nelle lezioni “Circo in famiglia”, dove i piccoli corsisti fanno gli esercizi con mamme e papà: “È bello vedere il ribaltamento delle gerarchie, i figli che aiutano gli adulti a rimettersi in gioco. Questo accade a più livelli nel circo, è uno spazio tempo che ci piace offrire come occasione di ripensamento del proprio posto”. Altre età, altra magia: il progetto Möves, per gli over60, “un’occasione di condivisione, specie dopo il periodo da cui veniamo”.

C’è una magia che richiede invece più sforzi: portare il circo a un livello tale di legittimazione come linguaggio di creazione da essere considerato arte performativa a tutti gli effetti. “In Italia siamo in ritardo di circa 30 anni - spiega Gaia -, in Francia la prima scuola di circo contemporaneo è nata negli anni ‘80”. Il grosso passaggio dal circo tradizionale, quello à la Moira Orfei, a quello contemporaneo è avvenuto con le scuole professionali, che hanno reso più democratico l’accesso al settore: chiunque può fare circo, non solo chi appartiene alle famiglie circensi. Quattrox4 lavora su due piani: propone la pratica e incoraggia la visione del circo come linguaggio della scena. “Nel 2017 grazie al sostegno di Fondazione Cariplo è nata Fuori Asse - continua Gaia - rassegna che ogni anno porta il circo contemporaneo nei teatri della città".

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