
Un locale di scambisti
Milano, 6 febbraio 2019 - Questa mattina ci sarà l’udienza del processo in abbreviato al settimo piano del tribunale di Milano, e Antonio M. di 38 anni, italiano, operaio, verrà giudicato per l’accusa pesantissima di tentato triplice omicidio. L’ultimo atto di una storia di sangue che se non fosse tragica sarebbe comica, consumata dentro un locale per scambio di coppie in via Ripamonti.
Due amici, Antonio decide di divertirsi passando la notte in un night in fondo a via Ripamonti, noto per lo scambio di coppie. I due entrano nel locale, passano alla cassa e lasciano 50 euro a testa. Con poca eleganza, dopo il pagamento, Antonio pretende di avere subito una coppia disponibile e inizia ad aprire tutte le tende che garantiscono un po’ di intimità agli scambisti. «Voglio una donna, di chiunque, comincia ad urlare, ho pagato e adesso voglio il servizio», e ancora cerca di inserirsi nelle coppie che stanno già consumando.
La vicenda si mette male da subito perché i primi due uomini intenti a consumare il rapporto cacciano Antonio e l’amico in malo modo. Inizia un parapiglia dentro il locale: «Chi sei, fai schifo, ma ti sei visto, vattene». E l’uomo realizza il pensiero che lo manderà in corto circuito: ho pagato e non mi prendo nessuna donna. Comincia ad insultare senza eleganza le persone del locale e apposto si mette a disturbare tutte le coppie protette dai separè. Il buttafuori cerca di mandarlo via, minaccia di chiamare la polizia, l’amico capisce e lo trascina fuori. Sembra tutto finito, si convince ad uscire dal locale per non rischiare di passare dei guai e la serata finirebbe lì, con una bevuta insieme all’amico e tanta rabbia da sfogare. Antonio però arriva a casa, è notte, rimugina sulle offese ricevute, medita la vendetta. E qui la storia si fa tragica, prende un coltello da cucina, si rimette in macchina, torna al locale decide di farla pagare a quelli che lo hanno insultato. Entra di nuovo nel locale, stavolta senza pagare, e va dritto dietro la tenda del primo uomo che lo aveva cacciato via.
Estrare il coltello e si accanisce sulla prima coppia, poi passa al secondo privè: «Mi lasci entrare, no?» e allora coltellate, poi un terzo cerca di arrivare in aiuto delle vittime, ancora una raffica di pugni e la lama conficcata nell’addome dell’ultimo malcapitato. I feriti alla fine di questa notte di rabbia e delirio saranno tre, uno grave che sarà operato d’urgenza per lesioni molto profonde, il secondo ricoverato al Niguarda in codice giallo. Il terzo con qualche taglio alle braccia ricevuto durante il tentativo di difendersi. Antonio, resosi conto del disastro tenta di scappare, si rimette in macchina accelera e sfonda il cancello chiuso davanti al locale, all’uscita trova la polizia che lo ammanetta.
Dal carcere di San Vittore non ha mai mostrato un segno di pentimento per quanto successo quella notte. Stamattina l’udienza in abbreviato che prevede lo sconto di pena, l’uomo è difeso dall’avvocato Gabriele Vitiello, il pm è Luigi Luzi.