Sanità, a Bià una Casa della comunità

Abbiategrasso esclusa dalla delibera regionale, dovrebbe ora rientrare nel progetto di integrazione tra servizi sanitari

sindaco di Abbiategrasso Cesare Nai

sindaco di Abbiategrasso Cesare Nai

di Francesco Pellegatta

"Anche Abbiategrasso avrà la sua Casa della comunità". Si è detto sicuro di raggiungere l’obiettivo il sindaco Cesare Nai, dopo gli attacchi arrivati nei giorni scorsi, quando è emerso che la Città del Leone era stata - in un primo momento - esclusa dagli interventi nell’ambito della nuova riforma regionale della sanità. E dunque dalla pioggia di finanziamenti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nella delibera pubblicata dalla Giunta regionale, infatti, comparivano Legnano, Magenta e Cuggiono (gli altri Comuni dell’Asst Ovest Milanese dove esiste un ospedale) ma non Abbiategrasso. "Durante una riunione alla quale ha partecipato anche Ats ci siamo confrontati con tutti i sindaci dell’Abbiatense e sono tutti d’accordo: la nostra città sarà la sede di una Casa della comunità Hub, cioè una struttura di 3.000-3.500 metri quadrati. In altri territori i primi cittadini non hanno trovato un accordo immediato come accaduto da noi e questo mi dà sicurezza".

I tecnici di Regione Lombardia hanno effettuato un sopralluogo ad Abbiategrasso proprio qualche giorno fa per valutare le aree di proprietà. Ma al territorio Abbiatense dovrebbero essere destinate anche una o due Case della comunità cosiddette "spoke", cioè minori (siamo sui 2.000 metri quadrati), situate in Comuni più piccoli. Altro dettaglio, la Casa dovrà andare ad aggiungersi all’ospedale Cantù, senza sottrarre alla struttura ulteriori risorse: "L’ospedale deve rimanere ospedale – ha aggiunto -. Abbiategrasso avrà entrambi. E mi auguro che il Cantù possa al più presto recuperare tutti i servizi persi, compreso il pronto soccorso (durante la notte, ndr)". Per la cronaca la delibera prevedeva due Case della comunità a Magenta e Cuggiono e un Ospedale della comunità più una Casa della comunità a Legnano. Come da testo della riforma, le Case "diventeranno lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti, in particolare ai malati affetti da patologie croniche". Nelle strutture "opereranno team multidisciplinari di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità, altri professionisti e potrà ospitare anche assistenti sociali", garantendo una presenza capillare su tutto il territorio regionale. "All’interno delle Case della comunità dovrà realizzarsi l’integrazione tra i servizi sanitari e sociosanitari con i servizi sociali territoriali", e "dovrà configurarsi quale punto di riferimento continuativo per la popolazione".

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