GIULIA BONEZZI
Cronaca

Sanità, i privati e le liste d’attesa. La richiesta: sì al Cup regionale ma ci lascino prenotare

Dario Beretta, presidente di Aiop Lombardia, sul piano di Bertolaso: "Ha ragione, tariffe per visite ridicole. Ma riconosca gli specialisti stranieri. L’energia? Abbiamo speso 150 milioni in più, lo Stato ce ne ristora 20"

Dario Beretta, presidente di Aiop Lombardia

Milano – L’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso ha promesso che dall’inizio del 2024 i lombardi potranno prenotare visite ed esami da un Cup (Centro unico di prenotazione) veramente "unico": un sistema simile a quello usato per le vaccinazioni antiCovid, cioè un sito e un call center con visibilità su tutti gli appuntamenti del servizio sanitario regionale, inclusi quelli delle strutture private accreditate che erogano il 40% in valore delle prestazioni della sanità pubblica in Lombardia.

Dario Beretta, presidente di Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) Lombardia, cosa pensa del Cup unico, di cui si parla da almeno sei anni per contrastare la piaga delle liste d’attesa?

"Innanzitutto che vada fatta chiarezza. Sento dire spesso che “il privato non ha aderito” e invece con l’integrazione obbligatoria al sistema regionale GP++ la quasi totalità dei nostri appuntamenti viene condivisa. Tranne gli slot che, come ci era stato chiesto anche da Regione, sono riservati ai pazienti già in cura nei nostri ospedali, come quelli inseriti in percorsi post-intervento od oncologici: è un vantaggio che tutti i cittadini devono avere. Invece gli operatori dei nostri Cup non hanno ancora visibilità su tutte le agende".

La famosa «agenda unica».

"Se avessero visibilità, quando un paziente viene da noi e non siamo in grado di dargli appuntamento nei tempi prescritti potrebbero proporgli un’altra struttura, pubblica o privata, del suo territorio".

E davvero lo manderebbero in un ospedale pubblico, o privato di un altro gruppo?

"Sì, e lo stesso, naturalmente, dovrebbero fare i Cup pubblici. Anche se la verità è che molte persone vogliono andare comunque in determinati grandi ospedali, pubblici e privati, dove i tempi anche incrementando al massimo le agende non possono essere brevi".

La Regione conta sui privati nel «Cup unico» perché è partita la gara per il nuovo servizio di prenotazione che, in base a una norma del 2019, una volta in vigore non permetterà di rimborsare prestazioni prenotate al di fuori di esso.

"Le agende dei privati accreditati sono già sulla piattaforma GP++, gli erogatori hanno affrontato investimenti economici non indifferenti per aderire. Il Cup unico va bene, ma non andrebbe bene se fosse l’unico canale di prenotazione: i nostri ospedali devono poter mantenere i Cup interni, ad esempio per i pazienti in cura. E che ne sarebbe dei nostri operatori, che conoscono le strutture e sanno indirizzare le persone meglio di un call center regionale? Il sistema va migliorato, ma non sono sicuro che stravolgerlo andrebbe nell’interesse dei cittadini".

Cosa si dovrebbe fare per abbattere le liste d’attesa?

"Il problema, secondo me insolubile alla radice – e lo dico da medico che da quarant’anni lavora in sanità – si è accentuato negli ultimi anni, anche a causa della pandemia. Occorrerebbe agire sull’appropriatezza della domanda, benché non sia facile, “educando” pure i cittadini all’utilizzo corretto del servizio sanitario nazionale; impedire alla base doppie o plurime prenotazioni, contrastare di più il “no show”, cioè chi non si presenta senza aver disdetto un appuntamento. Ma oggi sono due gli ostacoli principali, e il primo è la carenza di specialisti".

Che colpisce anche i privati.

"Assolutamente sì. Anche i privati sono costretti a ricorrere alle cooperative di anestesisti, a costi incredibili. Abbiamo chiesto alla Regione di poter utilizzare la deroga del decreto 34 (per le qualifiche professionali conseguite all’estero, ndr ), appena estesa sino a fine 2025: in Lombardia abbiamo una procedura che funziona benissimo per gli infermieri, mentre i medici possono essere riconosciuti ma non come specialisti".

E mentre il pubblico può impiegare laureati all’estero ad esempio in guardia medica...

"...per lavorare nelle nostre strutture serve per forza la specialità. Il riconoscimento consentirebbe anche di ingaggiare medici stranieri per ridurre le attese per le visite specialistiche. Sulle quali pesa l’altro grande ostacolo: le tariffe ridicole. Per una prima visita il servizio sanitario nazionale rimborsa 22,5 euro, dall’anno prossimo scenderanno a 22; per una visita di controllo, 16 euro. Tolti costi e tasse, al medico restano, rispettivamente, 8 e 6 euro".

Bertolaso dice che nel pubblico dovrebbero fare sette visite l’ora per rientrare dei costi.

"E sono rimborsate tutte allo stesso modo, anche se i tempi cambiano tra una visita dermatologica, ad esempio, e una cardiologica. Intanto i budget dei privati accreditati sono fermi dal 2011, invalicabili dalla spending review di Monti. Ultimamente la Regione ha dato piccoli finanziamenti per prestazioni aggiuntive, ma parliamo di 18 milioni (stanziati sinora nel 2023, ndr ) a fronte di una produzione contrattualizzata col servizio sanitario lombardo di circa tre miliardi all’anno".

L’anno scorso la Regione mise 40 milioni per acquistare dai privati prestazioni aggiuntive nelle aree critiche, e i privati ne erogarono, per il servizio pubblico, meno del 2019...

"Sono risorse assegnate a fine anno, anche la flessibilità dei privati ha limiti. E comunque, se la maggior parte delle richieste sono di prime visite, rimane il problema dei rimborsi per gli accreditati. Che sono ospedali di diritto privato ma rivolti a chi usufruisce del servizio sanitario nazionale: per loro la solvenza (le prestazioni a pagamento, ndr ) è una fetta ridotta, e ogni anno comunque producono oltre il budget, cioè erogano un certo numero di prestazioni gratis. Mi arrabbio quando si accusa il privato di “guadagnare”: se non lo facesse non investirebbe, ad esempio non costruirebbe un ospedale nuovo come il Galeazzi-Sant’Ambrogio all’ex Expo".

Il fondo sanitario nazionale però non aumenta per nessuno, e diminuirà nei prossimi anni.

"Tra il 2011 e il 2023 è aumentato, sarebbe bastato incrementare proporzionalmente anche i budget. Comunque siamo fiduciosi che prima o poi saranno superati i tetti del 2011: ci sono Regioni in disavanzo che comunque non incrementerebbero i budget, mentre la Lombardia, tra le poche con i conti in ordine, potrebbe farlo".

Com’è finita con i ristori per gli extracosti dell’energia?

"Il decreto Aiuti ter è entrato in Parlamento prevedendo ristori uguali per ospedali pubblici e privati accreditati, ed è uscito con un massimale, per i privati, allo 0,8% del budget per il 2022. L’assurdo è che il Ministero ha finanziato la Lombardia con 268 milioni per i rincari a fronte di extracosti delle strutture pubbliche per 186 milioni".

Tra i più bassi in percentuale a livello nazionale, anche perché qui il 40% del lavoro lo fanno i privati...

"Ma la Regione non può dare ai privati, che in base a una nostra stima in Lombardia hanno subito aumenti complessivi tra 100 e 150 milioni di euro per l’energia, più di una ventina di milioni a causa del vincolo nazionale".