San Vittore: detenuto muore suicida. Le cifre di un dramma nascosto

L'Osservatorio carcere e territorio di Milano da tempo lancia l'allarme: "Troppe morti, fenomeno inaccettabile"

Un detenuto a San Vittore (Archivio)

Un detenuto a San Vittore (Archivio)

Milano - Ancora un suicidio in carcere, stavolta a San Vittore. A togliersi la vita è stato un ragazzo straniero di appena 21 anni, che è deceduto venerdì sera in ospedale. Il suo gesto disperato l’aveva compiuto in cella qualche giorno prima, il 2 febbraio. Il 2023 ricomincia dunque com’era finito l’anno precedente, con un’incredibile catena di detenuti – più di 80 – che in soli 12 mesi si erano tolti la vita nei penitenziari italiani. Nello stesso San Vittore, la primavera scorsa due ventenni detenuti presso il settimo reparto decisero di uccidersi a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Il primo era un giovane di 24 anni, cittadino italiano di famiglia egiziana che si uccise nella notte del 26 maggio, l’altro un ragazzo di 21 anni in attesa di trasferimento in luogo di cura da mesi e destinatario di misura di sicurezza in rems, struttura sanitaria dedicata, morto dopo aver tentato già due volte di farla finita.

L'allarme dell'Osservatorio

L’Osservatorio carcere e territorio di Milano lanciò l’allarme: "Il fenomeno dei suicidi in carcere è una delle grandi malattie del sistema carcerario italiano. I suicidi in cella sono stati almeno 54 nel corso del 2021, più di 60 nel 2020. Si tratta solo dei suicidi accertati: per molte morti in carcere la causa è difficile da attribuire con precisione". Spesso c’entra anche il disagio psichico. Secondo l’Osservatorio sono numeri inaccettabili. "Come è inaccettabile – scrivevano – ciascun suicidio che avvenga quando la persona deve essere 'custodita' in una struttura detentiva dello Stato".

"Ci chiediamo cosa stia succedendo a San Vittore – proseguiva il loro comunicato – con due giovanissimi che si sono tolti la vita in meno di una settimana. La presenza di persone con forme di sofferenza mentale, spesso con doppia diagnosi, nell’istituto milanese ha raggiunto livelli molto preoccupanti e la condizione detentiva non fa che acuire il problema". Un problema più attuale che mai – con le Rems che hanno lunghe liste di attesa – anche in un carcere come San Vittore. L’intervento psichiatrico in carcere è "totalmente insufficiente" e i servizi territoriali per la salute mentale "non riescono a garantire un intervento adeguato e la continuità terapeutica", ha denunciato più volte anche il Garante per i diritti delle persone private della libertà, Francesco Maisto. "Senza una forte ed effettiva collaborazione con i servizi pubblici per la salute mentale e senza un potenziamento degli interventi della sanità all’interno degli istituti, con una maggiore e adeguata presenza di psicologi e psichiatri, non sarà possibile evitare tragedie come queste".

 

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