
San Siro, il parere della Soprintendenza I 132 portali e le rampe valgono il vincolo
di Giambattista Anastasio
Le parole con le quali la Soprintendenza spiega le ragioni del vincolo semplice che impedisce di abbattere il secondo anello sono un vero e proprio inno all’unicità dello stadio di San Siro, se solo per un attimo ci si dimenticasse del pasticcio che proprio quelle parole hanno inevitabilmente e involontariamente generato. Ricorrendo anche ad una discreta bibliografia di settore, le tre pagine firmate dalla Soprintendente Emanuela Carpani, e già inviate al Comune, spiegano che, a differenza del primo e del terzo anello, nonché della copertura, il secondo mantiene ancora struttura e forme originali, che lo stadio di San Siro è lo stadio di San Siro proprio grazie a quel secondo anello caratterizzato da un’architettura espressiva, capace di rimandare immagini e significati simbolici, di restituirne la suggestione e pensata per la vera protagonista dell’impianto: la folla. Parole che, ora, alla luce dell’intenzione di Milan ed Inter di costruirsi un nuovo stadio nell’hinterland, a San Donato i rossoneri e a Rozzano i nerazzurri, per il vecchio Meazza hanno l’effetto non più dell’inno ma del canto del cigno.
L’antefatto, allora. Il secondo anello è stato costruito nel 1955, questo significa che allo scoccare del 2026 avrà superato i 70 anni, un’età spartiacque perché è quella in corrispondenza della quale può scattare il vincolo (semplice) della Soprintendenza. Da qui la richiesta inviata il 19 maggio scorso dal Comune alla Carpiani: sapere in via preventiva se per San Siro o uno dei suoi anelli sussistesse la possibilità di un vincolo che impedisse, appunto, demolizioni e ricostruzioni. Delucidazioni necessarie alla luce delle prime volontà espresse dai due club: abbattere buona parte del Meazza, ridurlo a museo, e costruire il nuovo stadio proprio accanto. Un iter che avrebbe richiesto almeno tre anni, nella migliore delle ipotesi. Delucidazioni importanti anche in vista delle Olimpiadi: la cerimonia di apertura di Milano-Cortina è in agenda a febbraio del 2026 proprio a San Siro, anche se dal Cio hanno fatto capire che conta che per allora ci sia uno stadio disponibile, non per forza quello esistente. Fatta la premessa, ecco il parere della Soprintendenza.
"Il secondo anello presenta una soluzione strutturale costituita da 132 portali che, coi relativi costoloni a sbalzo, costituisce l’ossatura che sostiene le gradinate, le scale, le rampe di accesso, i ripiani e le passerelle di servizio. Di particolare interesse – si sottolinea – è il disegno dei portali, che hanno la forma di due braccia tese in diagonale, denominate nel gergo di cantiere, rispettivamente, “elefante” e “giraffa”. Nella struttura le scale hanno uno sbocco a “vomitorio”, una componente dello stadio classico. La rilevanza architettonica del secondo anello risiede nella capacità degli autori (Ferruccio Calzolari, Armando Ronca) di “tradurre i vincoli tecnici in espressività, e lo stadio aveva acquisito quell’aspetto fortemente caratterizzato dalle rampe avvolgenti la costruzione in fasce plastiche di aggetti e rientranze e in alternanze di chiari e di scuri. Le stesse rampe assumono un suggestivo significato simbolico, portando la folla, vera protagonista delle architetture degli stadi, fin sulle pareti e trasformano le ordinarie murature in luoghi vissuti di percorsi dinamici". Non basta: "Con la costruzione del secondo anello, per San Siro, finalmente, si completa l’immagine di vero e proprio stadio, che non aveva mai posseduto dalle origini (in rapporto a quelli contemporanei di Torino, Genova, Bologna e Firenze), forma che si era appena profilata soltanto con il primo ampliamento del 1937-39. È evidente, quindi, dalle immagini storiche, come lo stadio fosse originariamente compiuto con la costruzione del secondo anello, ancora quasi totalmente visibile e fruibile sotto le sovrastrutture del terzo anello e della copertura". Tutt’altra storia per il primo anello, "un manufatto architettonico in cui le preesistenze dello stadio orginario del 1925-’26 e dell’ampliamento del 1937-’39 risultano del tutto residuali". Parere analogo anche per il terzo anello e la copertura, carenti "delle caratteristiche architettoniche e qualitative richieste" per poter essere vincolate.