San Giuliano Milanese: uccisa per gelosia, il video incastra il killer

Fermato poche ore dopo l’omicidio il convivente della vittima, un pregiudicato di 42 anni.

Il frame dei carabinieri

Il frame dei carabinieri

San Giuliano Milanese (Milano), 9 febbraio 2021 - Cinque coltellate. Due, quelle letali, alla schiena e tre alle gambe. Alfred Kipe, albanese di 42 anni, è stato fermato con l’accusa di aver ucciso la compagna e connazionale Luljeta Heshta, 47 anni, che è stata colpita a morte a Pedriano di San Giuliano Milanese. Una tragedia che sembrerebbe dettata dalla gelosia e in cui ancora una volta la vittima è una donna, uccisa dalla mano di chi si è trasformato da compagno di vita (la loro relazione durava da almeno vent’anni) in carnefice.

Lui nega, ma per la Procura di Lodi, che ha coordinato l’attività dei carabinieri, ci sarebbero pochi dubbi sul fatto che il 42enne, con precedenti di polizia per aggressione e detenzione di armi, sia il colpevole del femminicidio avvenuto domenica, poco dopo le 13.30 sulla rotonda della Binasca, un luogo frequentato da lucciole e che anche Luljeta aveva scelto per prostituirsi. Per chiudere il cerchio delle indagini agli inquirenti sono bastate 12 ore. L’uomo , disoccupato e senza auto di proprietà, alle 13,30 è arrivato da Milano sul luogo del delitto usando i mezzi pubblici, ha inseguito e raggiunto la donna in strada e l’ha massacrata con un coltello (forse da cucina, ma l’arma non è ancora stata trovata). A incastrarlo ora c'è un filmato. Già nel tardo pomeriggio di domenica Alfred Kipe, in stato d’ebbrezza, è stato fermato dai carabinieri di San Donato nella sua abitazione di Milano, al quartiere Corvetto, e portato in caserma. All’1.30 di lunedì il 42enne è finito nel carcere di San Vittore con l’accusa di omicidio. Il suo fermo è ora al vaglio del gip di Milano. "Un crimine compiuto con efferatezza – afferma il procuratore Domenico Chiaro – e purtroppo siamo già al settimo femminicidio dall’inizio dell’anno. L’unica nota di parziale conforto è il fatto che i passanti hanno testimoniato e dato un contributo alle indagini".

Diversi testimoni hanno indicato un uomo con cappellino nero in testa, giubbotto dello stesso colore e scarpe da ginnastica rosse. Un automobilista ha inoltre ripreso l’omicida con il telefonino poco dopo l’aggressione e il video è stato acquisito dalla Procura. A inchiodare il 42enne anche le tracce lasciate dal suo cellulare, che proprio all’ora della morte di Luljeta aggancia la cella telefonica del luogo del delitto. Il 43enne, che si dice innocente, ha dichiarato ai carabinieri di aver trascorso tutta la giornata "in un bar di Milano": un alibi inconsistente. In realtà le liti tra i due erano frequenti, come ha ammesso lui stesso durante l’interrogatorio. A farlo infuriare l’esistenza di un presunto amante della donna, che da qualche giorno risulta fosse andata via dalla casa nella quale i due convivevano e frequentava altre persone. E non si esclude avesse detto al compagno che voleva lasciarlo definitivamente. Ma potrebbe anche esserci dell’altro oltre la gelosia: gli inquirenti stanno valutando i movimenti economici della coppia, soprattutto nei giorni precedenti la tragedia. Luljeta Heshta lascia una figlia residente in Albania e avuta da una precedente relazione.  

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