
Nella "violenta aggressione" subita dal personal trainer Cristiano Iovino lo scorso 22 aprile in via Traiano, "Rosiello stava lavorando come...
Nella "violenta aggressione" subita dal personal trainer Cristiano Iovino lo scorso 22 aprile in via Traiano, "Rosiello stava lavorando come guardia del corpo del cantante Fedez a seguito di una decisione di Luca Lucci", a testimonianza di "come il “capitale” di violenza del sodalizio venisse utilizzato, di volta in volta, a seconda di richieste anche non direttamente collegate con le vicende dello stadio". Lo sottolineano i giudici del Tribunale del Riesame nella motivazione con cui hanno confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’ultrà rossonero di 41 anni coinvolto nell’inchiesta della Dda "Doppia Curva". Contro il provvedimento emesso dal gip Domenico Santoro aveva fatto appello l’avvocato di fiducia di Rosiello, Jacopo Cappetta.
Sulla sua partecipazione all’associazione per delinquere finalizzata alla gestione illecita degli affari legati allo stadio, il collegio Savoia-Nosenzo-Ambrosino sostiene che "fosse pienamente consapevole del contesto in cui era inserito e ne facesse attivamente parte, fornendo il suo contributo (anche aderendo alle logiche violente) e ricevendo sostegno dai sodali". E non può essere valorizzata la "sua incensuratezza", poiché, oltre all’episodio del pestaggio a Iovino, il quarantunenne istruttore di kickboxing sarebbe stato coinvolto, stando alle indagini condotte da Squadra mobile e Sisco, in "plurimi, anche gravi episodi violenti", dimostrando "di non essere minimamente in grado di contenere le proprie pulsioni e la propria aggressività, specie nelle occasioni in cui versava in stato di ubriachezza".