NICOLA PALMA
Cronaca

Note politiche alla Prima della Scala, “no al fascismo” dal loggione e poi la replica di Salvini e La Russa

La senatrice a vita al posto del Capo dello Stato: “Serata bellissima”. Tredici minuti di applausi, contestata la regia. Incasso di 2,58 milioni

Il Palco Reale della Scala per la prima del Don Carlo. Da sinistra: Laura De Cicco, Ignazio La Russa, Federica Belli Paci, Liliana Segre, Giuseppe Sala,  Chiara Bazoli. In seconda fila: Matteo Salvini, Attilio Fontana, Maria Elisabetta Alberti Casellati

Il Palco Reale della Scala per la prima del Don Carlo. Da sinistra: Laura De Cicco, Ignazio La Russa, Federica Belli Paci, Liliana Segre, Giuseppe Sala, Chiara Bazoli. In seconda fila: Matteo Salvini, Attilio Fontana, Maria Elisabetta Alberti Casellati

Tutti insieme appassionatamente. O quasi. Liliana Segre al centro, nel posto del Capo dello Stato. Da un lato il sindaco Giuseppe Sala con la compagna Chiara Bazoli. Dall’altro il presidente del Senato Ignazio La Russa con la moglie Laura De Cicco. Il faticoso avvicinamento al Don Carlo, segnato dalla corsa su e giù dal Palco reale, si conclude qualche minuto prima delle 18 di ieri, quando la senatrice a vita prende posto tra gli applausi nel parterre più osservato al mondo, contribuendo a chiudere una querelle durata una manciata di ore.

Certo, gli strascichi restano ad aleggiare sulla serata di Sant’Ambrogio. A ricordare che a qualcuno la presenza della seconda carica dello Stato non è gradita, come fatto mercoledì da Anpi e Cgil, ci pensa uno spettatore dei piani alti: "No al fascismo", l’urlo che squarcia il silenzio che precede l’esecuzione dell’Inno di Mameli. La Russa dirà poi di non averlo sentito, ma gli altri 1.887 sì.

A Canto degli italiani concluso, si sente "Viva l’Italia antifascista", gridato dallo storico melomane Marco Vizzardelli, poi identificato dalla Digos. Alle 18, ecco il Don Carlo di Verdi, diretto dal maestro Riccardo Chailly nella versione che il compositore di Busseto approntò per il Piermarini nel 1884 e allestito da Lluis Pasqual con una regia che in tanti definiranno troppo statica e che alla fine verrà contestata dai "buu" del loggione.

Il diretto interessato la prende con filosofia: "Uno spettacolo è come il cibo, come le torte: a qualcuno può piacere, ad altri no". Per il resto, tredici minuti di applausi e ovazioni per Chailly, Netrebko ("Ce l’abbiamo fatta! Viva Verdi!"), Garanca e Salsi. La musica riesce solo in parte a far dimenticare il tema che ha animato la vigilia, il più gettonato nel foyer: "Bisogna andare oltre le polemiche – chiarisce l’étoile Roberto Bolle – e il fatto che La Russa sia sul palco con la Segre è un bel segnale di unità".

Di "polemicucce" parla il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri. "Se uno viene alla Scala a urlare o agli Ambrogini a fischiare ha un problema – aggiunge il vicepremier Matteo Salvini –. Alla Scala si viene per ascoltare, non per urlare". "Io non ho mai mosso un sopracciglio di polemica in questa vicenda perché capivo che era un problema logistico e non politico. Quindi mi sono astenuto da qualunque polemica, forse astenendomi ho contribuito a risolverla", dice lo stesso La Russa.

Che forse anche per questo, pensa qualcuno, preferisce restare nel retropalco con gli altri ospiti (e il figlio Geronimo) e non scendere con Sala, il sovrintendente Dominique Meyer e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano a salutare Chailly. Una versione smentita da La Russa: "Quello che non ho capito delle polemiche cui non ho partecipato è stata l’ignoranza sul fatto che io non sono supplente del presidente. Io sono il presidente del Senato, è il presidente che scende a salutare: c’ero anche l’anno scorso e non sono sceso a salutare nessuno, non ero il sostituto del presidente, il presidente non c’era e non c’era nessun sostituto".

Anche Segre rimane sempre in Palco reale, a conversare con Sala e La Russa e con le altre personalità che salgono a salutarla, dall’ex premier e senatore a vita Mario Monti (invitato a sua volta in Palco reale) al regista spagnolo Pedro Almodovar. La testimone della Shoah ringrazia tutti con la solita compostezza: "Gentilmente il sindaco e La Russa mi hanno chiesto di venire nel palco reale".

Un "bel punto da ricordare", lo definirà con una battuta, per un’abbonata del teatro "partita dal loggione". Poi l’omaggio al presidente della Repubblica, più che un amico per lei: "Mi manca Mattarella. Mi invitava sempre nel palco reale durante gli intervalli. Io non ho fratelli né sorelle ma gli voglio bene come a un fratello". Un concetto ribadito a sipario chiuso: "Una serata bellissima". Una serata da 2,58 milioni di euro per le casse del teatro.