Pomeriggi Musicali, niente accordo Confermati gli scioperi al Dal Verme

Assemblea dei lavoratori: bocciata a maggioranza la proposta della direzione sul rinnovo di contratto. Oggi e domani le agitazioni. I sindacati: avanti con la vertenza, ma siamo pronti a riprendere il dialogo

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di Nicola Palma

Il mondo dello spettacolo dal vivo resta sul piede di guerra. Dopo l’allarme per i tagli alla cultura per Scala e Piccolo (rientrati almeno per il 2022), ora tocca ai Pomeriggi Musicali, la Fondazione di casa al Dal Verme. La vertenza sul rinnovo di contratto va avanti da due mesi tra alti (pochissimi) e bassi (tanti) e ora passerà anche da un doppio sciopero. Oggi in cartellone, come si legge sul sito, ci sono un evento per gli under 30 e un concerto, mentre domani spicca il tradizionale Concerto di Natale. Appuntamenti che, a meno di sorprese dell’ultima ora, salteranno per le due agitazioni programmate nelle prossime 48 ore. La ricostruzione della trattativa finora senza esito parte da ottobre, quando i lavoratori dei Pomeriggi Musicali approvano all’unanimità una proposta che prevede una cifra "una tantum" da quantificare per 2021 e 2022, l’aumento della retribuzione annua lorda del 10% dal primo gennaio 2023 e l’introduzione del contratto nazionale delle Fondazioni dal 2024 in avanti.

I vertici rispondono il 17 novembre con due pacchetti alternativi: il primo prevede il mantenimento dell’attuale intesa fino al 31 dicembre 2026 e aumenti complessivi pari all’11% per retribuzione e welfare; il secondo mette sul piatto 600 euro di "una tantum" nel 2022 per ciascun dipendente a tempo indeterminato e l’inizio della negoziazione dal prossimo gennaio. Il 22 novembre, però, l’assemblea respinge al mittente entrambe le proposte e confermato quanto deliberato il mese prima, dando mandato ai delegati di Slc-Cgil, Fistel Cisl e Uilcom di proclamare due giorni di sciopero per 21 e 22 dicembre. I contatti tra le parti proseguono, fino all’ultima offerta della dirigenza di via San Giovanni sul Muro: "una tantum" di mille euro a tutti i dipendenti a tempo indeterminato "per bollette eo buoni spesa", aumento del 3% della retribuzione annua lorda da inizio 2023 e ripresa della trattativa per arrivare a un nuovo contratto triennale che valga dal primo gennaio 2024 al 31 dicembre 2026.

Lunedì è arrivato un altro "no": in 25 hanno deciso di respingere la proposta, a fronte di 11 favorevoli e un astenuto. Conclusione: scioperi confermati. "Andremo avanti anche nel 2023 se la situazione non cambierà – fa sapere Paolo Puglisi della Slc-Cgil –. Detto questo, siamo sin da ora disponibili a riprendere il confronto".

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