Pedopornografia, in manette un carabiniere

Arrestato un militare in servizio a Milano: in cella con l’accusa di aver detenuto e divulgato materiale che ritraeva ragazze minorenni

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di Nicola Palma

Le accuse sono pesantissime e hanno inevitabilmente scosso i colleghi che per anni ci hanno lavorato fianco a fianco. La scorsa settimana, un carabiniere in servizio a Milano è stato arrestato e portato in carcere a San Vittore. Sulla vicenda vige al momento il massimo riserbo, ma, secondo le informazioni verificate dal Giorno con diverse fonti, le ipotesi di reato contestate riguarderebbero gli articoli 600 ter e quater del codice penale: il primo punisce con la reclusione da uno a cinque anni chi "con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, distribuisce, divulga, diffonde o pubblicizza materiale pornografico" che coinvolge minorenni, nonché chi "distribuisce o divulga notizie o informazioni finalizzate all’adescamento o allo sfruttamento sessuale" di under 18; il secondo prevede pene fino a tre anni per chiunque si procuri e detenga materiale pedopornografico. Stando a quanto risulta, il militare sarebbe accusato di aver detenuto e divulgato il materiale, non di aver indotto minorenni a trasmettergli foto e video; le contestazioni riguarderebbero un periodo di tempo che rimonta ad alcuni anni fa, e gli ultimi episodi sarebbero riferiti al 2021.

Una prima perquisizione sarebbe andata in scena alla fine dello scorso anno: gli investigatori hanno passato al setaccio tutti i device in possesso del cinquantenne, a caccia di riscontri agli elementi emersi dall’inchiesta (che si è inizialmente sviluppata in un’altra Regione del Nord Italia). Tuttavia, la parziale discovery da parte di chi stava indagando non avrebbe indotto il carabiniere a interrompere la presunta attività illecita (come sarebbe stato prevedibile vista la gravità della situazione), tanto che altro materiale sarebbe stato sequestrato pure nel corso della seconda perquisizione, quella che ha fatto seguito all’arresto, che risalirebbe a una decina di giorni fa.

Ovviamente, è doveroso precisare che siamo ancora nella fase delle indagini preliminari e che di conseguenza le accuse dovranno essere attentamente vagliate nell’ambito di un processo (a meno di un’archiviazione del procedimento che oggi sembra improbabile); d’altro canto, però, non si può non sottolineare che il giudice ha disposto per il militare la misura cautelare della custodia in carcere, verosimilmente sia per i gravi indizi di colpevolezza sia per il rischio che le condotte potessero proseguire ancora.

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