
Paolo Bovi (NewPress)
Cernusco sul Naviglio, 11 ottobre 2014 - «Non volevano soldi, non importava loro quanti anni di carcere avrebbe preso. Hanno aspettato invece inutilmente un gesto sincero, un qualche segnale da parte sua. Che non è arrivato. Oggi, in aula, a malapena è riuscito a guardarli in faccia». È amara la reazione di Ilaria Scaccabarozzi, avvocato penalista di Gorgonzola impegnata soprattutto sul fronte della tutela di donne e adolescenti, che rappresenta tre dei quattro ragazzi tra i 13 e i 16 anni molestati da Paolo Bovi, l’ex fonico dei Modà condannato ieri a 5 anni e mezzo di carcere per molestie sui minori ed evasione dagli arresti ai domiciliari. Per i ragazzini molestati, che erano presenti in aula, quell’uomo rappresentava la fine precoce dell’infanzia e della serenità dell’adolescenza. Della fiducia nel mondo dei grandi. «Per loro - dice l’avvocato - tutta questa faccenda ha rappresentato un tradimento. Quel ragazzo non era solo il loro educatore, e non era solo un personaggio famoso. Era un mito. Era Dio». I tre assistiti della Scaccabarozzi avevano rifiutato per ben due volte le offerte di denaro ricevute da Bovi nel corso del processo.
"Del denaro a loro non è mai importato niente. Né ai ragazzi, né alle loro famiglie, con cui io sono rimasta in contatto costante. Quando hanno ricevuto le offerte, al contrario, sono rimasti esterrefatti, quasi offesi. Non riuscivano a credere che lui pensasse di risolvere la cosa comprandoli. Lui li conosce. Lui li ha cresciuti. Volevano delle parole. Hanno ricevuto solo una lettera fotocopiata, che Bovi ha fatto pervenire identica a tutte le quattro vittime. Nemmeno lo sforzo di una parola speciale, riservata. Che in qualche modo curasse l’anima».
Ieri i ragazzi sono rimasti in aula dalle undici del mattino alle cinque del pomeriggio. Silenziosi e in attesa. «Lo volevano vedere. Hanno cercato il suo sguardo. Non hanno portato a casa nulla di quello che per loro poteva essere importante. E’ stata per loro una lezione di vita durissima». Paolo Bovi aveva scelto di farsi processare con formula del rito abbreviato: la condanna disposta per lui dal gup Franco Cantù Rajnoldi prevede dunque lo sconto di un terzo della pena. L’ex fonico era finito in carcere lo scorso 14 gennaio con l’accusa di violenza sessuale su minori. Secondo l’accusa, avrebbe molestato i ragazzi nella parrocchia dove faceva l’insegnante di chitarra. Poi il reato era stato derubricato in «molestie sessuali su minori» e il gip gli aveva concesso gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. A marzo il nuovo arresto, dopo essere evaso dai domiciliari nel tentativo (fallito) di togliersi la vita.
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